03-06-2008
VERTICE FAO A ROMA. FAME E BIOCARBURANTI: SCONTRO PERENNE?
ROMA — A parte la presenza di Ahmadinejad, questo vertice della Fao sarà ricordato soprattutto per la battaglia dei biocarburanti, il cosiddetto «petrolio verde » perché prodotto con i cereali: ci si divide tra favorevoli e contrari, con una certa vivacità, anche se finora nessuno riesce a difendere con precisione le proprie ragioni. La platea dei delegati, in tutto 5 mila, tra presidenti, primi ministri e altri rappresentanti di 183 Paesi, hanno parlato e parleranno soprattutto di questo fino a domani. E di come produrre di più per un mondo che ancora soffre la fame, con 862 milioni di persone, per lo più nel Sud del pianeta, che non ha quotidianamente di che mangiare. Nel giorno di apertura del maxivertice, con Berlusconi a fare da moderatore, tra i primi a parlare c'è Giorgio Napolitano. Il suo è un grido di allarme: «La sicurezza alimentare è un tema cruciale: non si può superare la crisi affidandosi solo alle virtù equilibratrici del mercato». E occorre fare attenzione ai biocarburanti: «Sono stati sottovalutati gli effetti della loro produzione sulle superfici coltivate». Perché secondo alcuni contribuiscono all'impoverimento alimentare e alla drammatica crescita dei prezzi al consumo, che già sta scatenando rivolte in più Paesi africani. Il presidente brasiliano, Lula da Silva, non ci crede, anche perché il suo Paese è uno dei maggiori produttori mondiale dei biocombustibili: «Non c'è una relazione con l'aumento dei prezzi alimentari». E dà la colpa alla «lobby» del petrolio: «Le mani di chi ci accusa sono spesso sporche di greggio e carbone». Insomma, il discorso è aperto e si rischia lo scontro. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon, sostiene che occorre aumentare le derrate alimentari del 50% entro il 2030. E indica Afghanistan, Haiti e Liberia, come i nuovi candidati a entrare nella lista nera di chi ha più fame. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, legge un appassionato messaggio di Benedetto XVI che parla di fenomeno «inaccettabile in un mondo consumista e pieno di risorse». Per il Papa occorre «globalizzare la solidarietà » e assumere «misure coraggiose » per rispettare la dignità dell'uomo: «Dà da mangiare a colui che è moribondo per la fame, altrimenti lo avrai ucciso». Per il direttore generale della Fao, Abdou Diouf, occorre passare dalle parole ai fatti. Legge cifre agghiaccianti: «Dal 1984 al 2004 gli aiuti all'agricoltura sono passati da 8 a 3,4 miliardi di dollari». E oggi serve «un piano di azione di 30 miliardi l'anno». Ma il suo connazionale, nonché presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, è fortemente critico nei confronti della stessa Fao: «L'Onu non ci deve trattare da mendicanti». Anche Silvio Berlusconi invita all'azione. E, d'accordo con il presidente francese Nicolas Sarkozy, propone che gli aiuti umanitari non vengano più conteggiati nei bilanci dell'Ue: «È il modo più efficace per affrontare l'emergenza ». Poi, a tarda sera, dirà: «Ban Ki Moon è favorevole». Intervengono molti leader africani, come il primo ministro della Costa d'Avorio, Guillaume Soro, portando speranze di pace per il suo Paese. Ma parla anche il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, altra presenza contestata di questo vertice Fao, e attacca con durezza la Gran Bretagna: «Ha mobi-litato i suoi alleati per imporre contro di noi sanzioni economiche illegali che ci hanno stremati ».

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