19-07-2010
Borsellino, oggi 18 anni fa
Diciotto anni fa la mafia toglieva la vita a Paolo Borsellino, un magistrato rigoroso, competente, in prima fila nella lotta contro la mafia e alla sua scorta. Un ricordo che non deve perdersi nel tempo né trovare un ingiustificato “silenzio” da parte delle istituzioni Diciotto anni fa la mafia toglieva la vita a Paolo Borsellino, un magistrato rigoroso, competente, in prima fila nella lotta contro la mafia e alla sua scorta. Un ricordo che non deve perdersi nel tempo né trovare un ingiustificato “silenzio” d parte delle istituzioni. “E’ nostro dovere ricordare la figura di Paolo Borsellino. A diciotto anni dalla strage di via D’Amelio dobbiamo impegnarci perché non si affievoliscano nel Paese né la sete di verità e di giustizia, né la volontà di costruire una convivenza civile che possa fondarsi su una piena affermazione di legalità. Non potremmo dire di aver onorato fino in fondo la memoria di Borsellino, e quella dei tanti eroi caduti nella lotta alla mafia, finché una parte del territorio nazionale sarà condizionato dalla criminalità organizzata, finché l’economia sarà distorta da inquinamenti mafiosi e, più in generale, finché i diritti dei cittadini saranno negati e considerati come favori. La crisi di legalità che da troppo tempo riguarda l’Italia sta erodendo le fondamenta stesse del nostro vivere civile. Occorre, perciò, ripristinare quei valori che hanno segnato la vita e il lavoro di uomini come Borsellino. Non c’è altra via per onorarne davvero la memoria se non quella di impegnare tutta la classe dirigente affinché vengano ristabiliti comportamenti adeguati, senso dello Stato, rispetto delle istituzioni democratiche e un civismo rinnovato e diffuso. Questo è valso eroicamente per Paolo Borsellino, questo deve valere quotidianamente per tutti noi”. Con queste parole il segretario nazionale del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, ha ricordato la figura di Paolo Borsellino nel 18° anniversario dalla strage di Via D'Amelio. Per Andrea Orlando, presidente del forum Giustizia del Pd, “i gravissimi atti compiuti da vigliacchi contro le statue di Falcone e Borsellino sono il segno del permanere inquietante di una cultura mafiosa, ostile alle Istituzioni, ai suoi servitori e, come in questo caso, ai suoi eroi. Purtroppo è una cultura che, come dimostrano tristemente le indagini e le vicende di queste settimane, non riguarda soltanto Palermo e la Sicilia. Alle forze democratiche compete per questo un impegno sempre più forte e ad ogni livello per sconfiggere le mafie e il retroterra nel quale crescono”. Per Walter Veltroni la strage di via D'Amelio è "stata sicuramente un'azione con l'obiettivo di condizionare l'esito della vita pubblica del Paese, non c'è alcun dubbio, è stato così in tutti i momenti più delicati della storia d'Italia. E' successo anche nel '92-'93, come periodo di transizione. Non ci si spiega altrimenti perché iniziano le stragi e poi finiscono". Parlando del "silenzio" delle istituzioni, che ieri era stato rimarcato dal Procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato che aveva parlato di "bocche cucite" su via D'Amelio, Veltroni spiegato: "un silenzio legato al fatto che alcune di queste verità sono emerse dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nell'ultimo periodo e dovute anche ad un misto di disinteresse e complicità che c'è stato nel corso degli anni e che ha impedito di guardare queste vicende per quelle che sono". "Guardarle per la loro natura reale - ha detto ancora – cioè territori di convergenza di interessi diversi con obiettivi comuni: eliminare Falcone e Borsellino perché erano i principali protagonisti della lotta alla mafia perché avevano capito i legami della mafia con la finanza e la politica, oppure nel caso di Borsellino perché si era opposto alla trattativa tra Stato e mafia. A partire dall'inchiesta dell'Addaura c'è una convergenza di pezzi di Stato che hanno operato e continuano ad operare dentro questa strategia". Il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti ha dichiarato “diciotto anni fa la mafia uccise Paolo Borsellino, un magistrato rigoroso, competente, in prima fila nella lotta contro la mafia. Mi tornano alla mente le parole che pronunciò dopo la morte di Giovanni Falcone: 'la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in estremo pericolo, e' una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che e' necessario che lo faccia, so che e' necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione, o dalla certezza, che tutto questo puo' costarci caro'. Quelle parole ci danno il senso dell'impegno di una vita e sono un richiamo alto ai nostri doveri di cittadini”. "Oggi – ha proseguito Chiti – l'impegno di tutti coloro che vogliono onorare il suo ricordo e fare tesoro del suo insegnamento deve essere quello di impegnarsi perché la mafia e la criminalità, comunque si chiami, vengano sconfitte, perché venga meno ogni forma di consenso e di sostegno. Occorre diffondere la cultura della legalità; pretendere un rispetto rigoroso, a partire da quelli che hanno un ruolo nelle istituzioni. E' questa la via per ricostruire la fiducia. In questo giorno di memoria collettiva rivolgo il mio pensiero ai familiari di Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina - i componenti della scorta che persero la vita in via D’Amelio - a Rita e tutta la famiglia di Paolo Borsellino”.
Borsellino, oggi 18 anni fa
Diciotto anni fa la mafia toglieva la vita a Paolo Borsellino, un magistrato rigoroso, competente, in prima fila nella lotta contro la mafia e alla sua scorta. Un ricordo che non deve perdersi nel tempo né trovare un ingiustificato “silenzio” da parte delle istituzioni Diciotto anni fa la mafia toglieva la vita a Paolo Borsellino, un magistrato rigoroso, competente, in prima fila nella lotta contro la mafia e alla sua scorta. Un ricordo che non deve perdersi nel tempo né trovare un ingiustificato “silenzio” d parte delle istituzioni. “E’ nostro dovere ricordare la figura di Paolo Borsellino. A diciotto anni dalla strage di via D’Amelio dobbiamo impegnarci perché non si affievoliscano nel Paese né la sete di verità e di giustizia, né la volontà di costruire una convivenza civile che possa fondarsi su una piena affermazione di legalità. Non potremmo dire di aver onorato fino in fondo la memoria di Borsellino, e quella dei tanti eroi caduti nella lotta alla mafia, finché una parte del territorio nazionale sarà condizionato dalla criminalità organizzata, finché l’economia sarà distorta da inquinamenti mafiosi e, più in generale, finché i diritti dei cittadini saranno negati e considerati come favori. La crisi di legalità che da troppo tempo riguarda l’Italia sta erodendo le fondamenta stesse del nostro vivere civile. Occorre, perciò, ripristinare quei valori che hanno segnato la vita e il lavoro di uomini come Borsellino. Non c’è altra via per onorarne davvero la memoria se non quella di impegnare tutta la classe dirigente affinché vengano ristabiliti comportamenti adeguati, senso dello Stato, rispetto delle istituzioni democratiche e un civismo rinnovato e diffuso. Questo è valso eroicamente per Paolo Borsellino, questo deve valere quotidianamente per tutti noi”. Con queste parole il segretario nazionale del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, ha ricordato la figura di Paolo Borsellino nel 18° anniversario dalla strage di Via D'Amelio. Per Andrea Orlando, presidente del forum Giustizia del Pd, “i gravissimi atti compiuti da vigliacchi contro le statue di Falcone e Borsellino sono il segno del permanere inquietante di una cultura mafiosa, ostile alle Istituzioni, ai suoi servitori e, come in questo caso, ai suoi eroi. Purtroppo è una cultura che, come dimostrano tristemente le indagini e le vicende di queste settimane, non riguarda soltanto Palermo e la Sicilia. Alle forze democratiche compete per questo un impegno sempre più forte e ad ogni livello per sconfiggere le mafie e il retroterra nel quale crescono”. Per Walter Veltroni la strage di via D'Amelio è "stata sicuramente un'azione con l'obiettivo di condizionare l'esito della vita pubblica del Paese, non c'è alcun dubbio, è stato così in tutti i momenti più delicati della storia d'Italia. E' successo anche nel '92-'93, come periodo di transizione. Non ci si spiega altrimenti perché iniziano le stragi e poi finiscono". Parlando del "silenzio" delle istituzioni, che ieri era stato rimarcato dal Procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato che aveva parlato di "bocche cucite" su via D'Amelio, Veltroni spiegato: "un silenzio legato al fatto che alcune di queste verità sono emerse dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nell'ultimo periodo e dovute anche ad un misto di disinteresse e complicità che c'è stato nel corso degli anni e che ha impedito di guardare queste vicende per quelle che sono". "Guardarle per la loro natura reale - ha detto ancora – cioè territori di convergenza di interessi diversi con obiettivi comuni: eliminare Falcone e Borsellino perché erano i principali protagonisti della lotta alla mafia perché avevano capito i legami della mafia con la finanza e la politica, oppure nel caso di Borsellino perché si era opposto alla trattativa tra Stato e mafia. A partire dall'inchiesta dell'Addaura c'è una convergenza di pezzi di Stato che hanno operato e continuano ad operare dentro questa strategia". Il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti ha dichiarato “diciotto anni fa la mafia uccise Paolo Borsellino, un magistrato rigoroso, competente, in prima fila nella lotta contro la mafia. Mi tornano alla mente le parole che pronunciò dopo la morte di Giovanni Falcone: 'la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in estremo pericolo, e' una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che e' necessario che lo faccia, so che e' necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione, o dalla certezza, che tutto questo puo' costarci caro'. Quelle parole ci danno il senso dell'impegno di una vita e sono un richiamo alto ai nostri doveri di cittadini”. "Oggi – ha proseguito Chiti – l'impegno di tutti coloro che vogliono onorare il suo ricordo e fare tesoro del suo insegnamento deve essere quello di impegnarsi perché la mafia e la criminalità, comunque si chiami, vengano sconfitte, perché venga meno ogni forma di consenso e di sostegno. Occorre diffondere la cultura della legalità; pretendere un rispetto rigoroso, a partire da quelli che hanno un ruolo nelle istituzioni. E' questa la via per ricostruire la fiducia. In questo giorno di memoria collettiva rivolgo il mio pensiero ai familiari di Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina - i componenti della scorta che persero la vita in via D’Amelio - a Rita e tutta la famiglia di Paolo Borsellino”.
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