25-04-2010
IL PD DI SAN GIMIGNANO ALLE CELEBRAZIONI DELLA LIBERAZIONE D'ITALIA DAL NAZI-FASCISMO
Il PD di San Gimignano partecipa alle celebrazioni organizzate dal Comune di San Gimignano per il 65° anniversario della Liberazione d'Italia. Riportiamo di seguito il discorso del Sindaco Bassi svolto dopo l'intervento del Presidente dell'ANPI di San Gimignano Guido Lisi. "Autorità civili e militari, Rappresentanze istituzionali associative e partigiane, Cittadini tutti e turisti che ci onorate della vostra presenza, Il 25 aprile 1945 è una data che non può essere cancellata dalla memoria collettiva, una data storica che ha aperto la strada alla democrazia e alla nascita della Repubblica italiana. È il giorno dell’insurrezione finale dell’Italia, che trovò San Gimignano già liberata da alcuni mesi, dopo aver sostenuto una dura lotta contro l’occupante nazista e i suoi collaboratori fascisti. La data del 25 aprile 1945 rappresentò dunque un nuovo inizio per la nostra città come per l’Italia intera. L'inizio dell'Italia democratica, dove libertà ed uguaglianza tra i cittadini sono diventati diritti indiscussi, dove l'informazione non deve subire censure, dove tutti i cittadini hanno pari opportunità e ci si può associare liberamente e liberamente esprimere le proprie idee politiche e religiose. Tutte opportunità che per vent’anni, sotto la dittatura di Mussolini, non era stato possibile avere. Ma il 25 aprile è una data troppo importante, troppo solenne per poter essere abbassata ad una disputa di parte e vogliamo che sia la dimostrazione serena che c'è qualcosa che non si discute: la democrazia. Qualsiasi popolo non può dimenticare l'esperienza di una dittatura, che lo ha lacerato e ferito duramente, come invece vorrebbero molto disinvoltamente alcuni in Italia. Il fascismo fu una tragedia perché imprigionò e uccise i suoi avversari, perché sciolse i partiti e le associazioni laiche e religiose, chiuse i loro giornali, perché perseguitò gli ebrei e altre minoranze etniche, perché trascinò l'Italia nella tragedia della guerra e dei bombardamenti, e alterò tragicamente le regole della convivenza civile. La storia ci costringe a capire il senso di questi eventi. La storia ha già pronunciato la sua condanna sul fascismo e anche se tutti i morti meritano rispetto, non si può certo confondere fascismo e antifascismo, come non si può cancellare il significato della lotta di liberazione compiuta contro i nazisti. La nostra democrazia, dunque, è stata conquistata pagando un caro prezzo. In questa giornata siamo qui per ricordare quegli uomini e quelle donne che quel prezzo l’hanno pagato per noi tutti. Solo un mese fa abbiamo ricordato l’eccidio di Montemaggio dove 17 giovani anche sangimignanesi furono trucidati dalla cieca violenza nazifascista. Come i martiri di Montemaggio così centinaia di migliaia di uomini e donne in tutta Italia sacrificarono la loro vita, assieme a quella di tanti giovani militari italiani e Alleati: inglesi, americani, francesi, marocchini, polacchi, indiani, ebrei e altri ancora, di cui abbiamo triste testimonianza nei cimiteri di guerra sparsi per l’Italia. Oggi, 65 anni dopo, rinnoviamo il nostro infinito ringraziamento a loro e ai partigiani e alle partigiane che hanno contribuito con tanto coraggio a liberare l'Italia. Ringraziamo chi è qui con noi e ricordiamo chi ci ha lasciato. A tutti i caduti per la libertà di quei terribili, quanto esaltanti giorni, va dunque il ricordo più sincero e commosso. E purtroppo non si può non sottolineare come quell’atto di generosità di centinaia di migliaia di italiani che morirono per un ideale superiore e per il nostro futuro, strida oggi con il progressivo affermarsi, soprattutto negli ultimi decenni, di una società sempre più egoista, litigiosa, opportunista, a tratti cinica, dove il carrierismo esasperato, l’arruffianamento quotidiano, la ricerca di scorciatoie corruttive, la logica dell’abuso e del conseguente condono, il profitto ad ogni costo, si vanno affermando come nuovi valori di riferimento. L’entusiasmo e la gioia di quei giorni, la sensazione che una cupa e terribile pagina era stata voltata e che stava per cominciare qualcosa di nuovo e di positivo, sono presenti nei racconti di quanti quei giorni li vissero in prima persona e ancora condividono il nostro tempo, di quanti non si sono stancati di ricordare e di dare testimonianza. Come l’Italia, San Gimignano è oggi una comunità democratica in cui le persone sono libere di esprimere le proprie opinioni, esercitare i propri diritti civili, in cui le rappresentanze politiche sono elette nelle loro cariche dal voto popolare e tutto questo grazie al sacrificio di quei giovani e adulti che trovarono la forza di opporsi alla tirannia nazifascista. La nostra è una città ricca di generose tradizioni e dimostra oggi, con il suo sviluppo civile e sociale, che lo sforzo congiunto per la libertà, la pace e la democrazia della nostra Repubblica non è stato vano. In questa giornata di memoria dobbiamo difendere e riaffermare gli ideali della Liberazione che animano tuttora anche i cittadini sangimignanesi: la dignità inviolabile della persona, il rispetto dei diritti, l’eguaglianza di fronte alla legge, la tutela e la promozione della libertà di pensiero, di associazione, di religione, la democrazia come valore supremo. C’è né bisogno, oggi più che mai. Non dobbiamo dare per scontato che la libertà, la tolleranza, il rispetto della persona umana siano conquiste acquisite una volta per tutte. Anzi, vanno coltivate e difese giorno per giorno, anche in Italia. In questi anni assistiamo a inquietanti segnali di insofferenza verso chi professa una diversa religione o chi appartiene ad una diversa etnia, o anche a manifestazioni di disprezzo di cittadini italiani verso il tricolore: tutto ciò è inaccettabile soprattutto se questi cittadini, sempre in cravatta e fazzoletto verde, occupano poltrone e responsabilità nei vari livelli di governo della Repubblica Italiana e da ciò ricevono anche copiose prebende di cui si cibano loro e molti familiari al seguito. Se intendono perseguire il dileggio del tricolore sul quale hanno giurato, siano coerenti e lascino gli incarichi che ricoprono nell’Italia del Tricolore !!! Tuttavia non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questi pronunciamenti, perché anche le parole hanno un peso, che diventa sostanza quando vengono ripetute, quando diventano linguaggio quotidiano. Non deve quindi passare l'abitudine al disprezzo strisciante verso le Istituzioni e verso altri esseri umani. Tutti noi non possiamo abbassare la guardia lasciando correre sulla volgarità, sull'insulto gratuito all'ordinamento dello Stato e ad altri cittadini. E' nostro dovere difendere l'assetto istituzionale e i principi della nostra Costituzione contro l'ignoranza, contro la cultura dell'odio e della prevaricazione del forte sul debole e contro i disegni eversivi. Voglio quindi riaffermare che gli episodi di intolleranza e violenza, vicini o lontani, verbali o fisici che siano, vanno condannati senza alcuna riserva. E proprio ai valori e ai principi costituzionali vanno ispirate le scelte politiche per affrontare positivamente i nuovi e grandi mutamenti sociali che investono il nostro paese ed anche il nostro territorio. Penso ad esempio all’importante e complesso tema dell’immigrazione, che richiede la costruzione di un patto di cittadinanza tra italiani di più lunga presenza e nuovi italiani, basato su diritti e doveri, in un quadro di certezze legislative e di piena e concreta legalità. Un fenomeno di dimensione epocale, con il quale dobbiamo confrontarci con intelligenza, per gli aspetti coinvolti che attengono i diritti civili, i diritti umani di milioni di persone, e che noi italiani conosciamo bene, per essere stati protagonisti di primo piano di trascorse ondate migratorie verso l’Europa e verso i Paesi d’oltreoceano. Dobbiamo infatti impedire che si affermi quella percezione di insicurezza fondata sulla sensazione di vivere in una casa senza porte. Una visione che suscita paure incontrollate le quali, come ben sappiamo, perché ce lo insegna la storia passata e recente, possono alimentare gli istinti meno nobili, i pregiudizi razziali, le intolleranze xenofobe. Pensiamo a quello che successe 70 anni fa con la promulgazione delle leggi razziali fasciste, che rappresentarono l’anticamera della deportazione degli ebrei italiani nei campi di concentramento nazisti. Occorre anche una politica europea, di cui il nostro Paese deve farsi sostenitore, che favorisca lo sviluppo dei paesi poveri, attraverso processi di cooperazione, di scambi commerciali, di apertura dei mercati e di trasferimento di capitali e tecnologie da nord a sud, cioè verso quei paesi di origine dei migranti, in modo da aiutarli a realizzare attività economiche locali che permettano di ridurre l’esodo di massa dei loro cittadini verso l’Italia e verso i Paesi Europei. Dobbiamo evitare, comunque, di cadere in una situazione in cui convivono comunità tra loro ostili ed incomunicanti, mentre un autentico pluralismo arricchisce tutti se si fonda su valori condivisi e se è in grado di sviluppare un dialogo tra culture. La lotta all’illegalità e la sfida dell’integrazione sono questioni da affrontare contestualmente e richiedono entrambe l’adozione di adeguati strumenti legislativi. Sono profondamente convinto che l’integrazione fra diversi si realizzi solo a condizione che si condivida e si rispetti il sistema delle regole che disciplina diritti e doveri. È il principio sul quale si basano la convivenza e la coesione sociale anche nella nostra città. Occorre profondere il massimo impegno affinché le regole vengano rispettate e fatte rispettare, coinvolgendo pubblico e privato, datori di lavoro e sindacati, organizzazioni religiose e associazioni culturali e sociali. È quello che gli Enti locali stanno facendo sul piano dell’accesso all’istruzione, al lavoro e alla casa, e della sicurezza, consapevoli che vivere nello stesso territorio vuol dire poter essere pienamente cittadini insieme, e far propri, con lealtà e coerenza, valori e responsabilità comuni. Ed è altrettanto evidente che in caso di non rispetto delle regole si debba intervenire sanzionando e adottando gli strumenti che la legge offre. Per tutti: sangimignanesi, italiani o stranieri. Il 25 aprile deve rappresentare anche un momento di grande tensione ideale che faccia sentire il senso di un vasto progetto comune incentrato sulla solidarietà, la tolleranza, la giustizia sociale, la pace, non come la somma di identità separate ma come il frutto di una ricerca comune che porti al consolidamento delle radici democratiche su cui è fondata la nostra Repubblica. Il 25 Aprile 1945, furono poste le basi per un’Italia pacificata, tollerante e libera. Oggi spetta a noi il compito di difenderla da pericoli vecchi e nuovi che minacciano la convivenza civile. La Liberazione fu dunque la condizione per un’Italia nuova, che divenne Repubblica per volontà popolare il 2 giugno del ’46 e che si diede una nuova Costituzione nel 1948. La nostra Costituzione è fondata sui valori di libertà che ci ha consegnato la Resistenza contro il fascismo e contro il nazismo e quei valori sono inviolabili, sono un patrimonio dell'intero Paese, perché la fonte di legittimità delle istituzioni repubblicane che presiedono alla nostra convivenza civile va ricercata, appunto, nella lotta di Liberazione. E’ dunque per onorare il sacrificio di molti che abbiamo la responsabilità di ribadire i valori della democrazia contenuti nella nostra Carta fondamentale, perché la Resistenza e la Costituzione sono la carta d’identità del nostro Paese . Il 25 aprile del 1945 l’Italia era un paese sconfitto, diviso, occupato e ridotto in macerie, che in precedenza, sotto la monarchia sabauda, non aveva conosciuto istituzioni completamente democratiche. A questo proposito, consentitemi di esternarvi una cosa personale ma che sento essere molto condivisa in giro. Vi confesso che non riesco proprio a sopportare quel giovanotto di stirpe sabauda che gira l’Italia cantando “Italia amore mio” ben sapendo che, con la favola del nobiliare sangue blu, i suoi antenati hanno accumulato fortune, di cui oggi egli gode, e che gli permettono di non conoscere il sudore del lavoro e le difficoltà della vita. Fortune accumulate a danno del popolo italiano oltre ad aver consentito l’ascesa di Mussolini e l’entrata in guerra dell’Italia. Quel giovanotto e la sua famiglia, che hanno avuto anche la sfrontatezza di richiedere un risarcimento allo Stato Italiano, dovrebbe avere molta più umiltà quando parlano dell’Italia che i loro avi hanno rovinato !!! È la Costituzione, che da sessantadue anni ha saputo garantire pace, democrazia, libertà e uguaglianza, che ha consentito la rinascita morale e materiale dell’Italia, le grandi trasformazioni istituzionali e sociali. Questi valori sono da porre a fondamento della nostra convivenza civile, garantiscono le libertà individuali ed economiche ed i diritti politici e sociali, e affermano i doveri costituzionali. Quei principi non possono essere soggetti a modifica costituzionale perché appartengono all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana. Sono i diritti inviolabili dell’uomo, come i diritti di libertà, che convivono assieme ai doveri di responsabilità e di solidarietà con tutta la società. Il diritto di chiedere uno Stato e una democrazia più efficienti, ma anche il dovere di partecipare, tutti ed ogni giorno, a rafforzare l'unificazione dell'Italia e il suo sviluppo economico, sociale e culturale, dalla quale grandi effetti positivi possono venire per tutti. Così è per il principio di eguaglianza che comporta, da parte della Repubblica, il compito di rendere effettiva la pari dignità sociale dei cittadini. Il ripudio della guerra è un altro grande principio che viene proclamato dalla nostra Costituzione, ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali che ha posto in bilancio la possibilità di rinunziare ad aspetti della sovranità nazionale, a favore di realtà sovranazionali, per realizzare la pace e la giustizia. Qui parliamo di sessant’anni di pace in un continente europeo che nel Novecento è stato teatro di due guerre mondiali. Oggi, occorre affrontare il problema del rinnovamento delle istituzioni repubblicane italiane, perché abbiamo davvero la necessità di adeguare la seconda parte della Costituzione per rispondere in modo migliore alle nuove esigenze che la società contemporanea richiede. Credo che occorra ricercare in Parlamento le vie di un approfondimento condiviso sulle scelte da compiere con una larga maggioranza parlamentare, perché la Costituzione è patrimonio di tutti gli italiani e non solo di una parte. La revisione costituzionale, per la seconda parte della Carta, è opportuna, se non necessaria, tenendo presente il legame, insopprimibile, fra la riforma costituzionale e quella del sistema elettorale. Gli obiettivi essenziali che molti giustamente invocano per il nostro sistema politico-istituzionale – obiettivi di stabilità, governabilità, partecipazione, rispetto della volontà popolare e possibilità per il cittadino di essere arbitro effettivo della vita politica, come ci ricordava il Senatore Ruffilli prima di essere assassinato dalle Brigate Rosse – suggeriscono certamente una serie di modifiche, per aggiornare e adeguare la seconda parte della Costituzione. I problemi che sono ora sul tappeto sono quelli di migliorare insieme la governabilità e la legge elettorale, di completare con coraggio ed equilibrio il disegno federalista, con un forte ruolo dei governi locali ed un altrettanto forte ruolo dello Stato centrale. Riforme di cui l’Italia ha bisogno, se vuole mostrarsi all’altezza della sfida dell’innovazione e della modernizzazione che anche l’approdo europeo ci impone. Io credo che, in questo intreccio di riforme costituzionali si gioca il nostro futuro di italiani e di europei, quel futuro che 65 anni fa nacque nelle piazze e nelle campagne d’Italia. Grazie per l’attenzione e viva l’Italia libera e democratica!" Intervento del Sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi svolto durante la celebrazione della Liberazione – San Gimignano 25 Aprile 2010

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