24-07-2009
IL GOVERNO IMBAVAGLIA IL PARLAMENTO
Dl anticrisi, il governo chiede il suo ventitresimo voto di fiducia. Soro: "Cambiano la Costituzione con atti di arroganza". E con questa sono 23! Il decreto anticrisi proietta il governo Berlusconi nell’albo dei record: infatti dall’ 8 maggio 2009, data del suo insediamento, ad oggi il voto di fiducia è stato richiesto ben 23 volte. Un segno evidente di un anno di governo e del suo personalissimo concetto di democrazia che oggi, se possibile, ha raggiunto il suo apice. Silenzio in aula. Il dibattito generale, iniziato questa mattina intorno alle 9.45, è stato letteralmente stroncato dai deputati Pdl che, insofferenti alla calura estiva e ancor più alla dialettica e alle regole parlamentari, hanno chiesto di tagliare corto. Anche questa volta la maggioranza si affiderà ad un maxi emendamento, procedura che, oltre a esasperare le opposizioni, sembra non piacere neanche al solito Gianfranco Fini, che ha auspicato “un attento e rigoroso esame”. Una richiesta che tuttavia risulta fiacca e sulla quale Antonello Soro puntualizza: “noi non ci stiamo e non basta che lei ribadisca che così non va bene", ha aggiunto rivolto a Fini, "così non va bene e così non si deve procedere”. Evasori protetti con lo “scudo”. Passa il contestatissimo scudo fiscale, che per gli evasori di lunga data avrà lo stesso effetto di un’affettuosa pacca sulla spalla. A chi ha truffato lo stato portando all’estero capitali ingenti ed evitando così imposte pesanti, il governo chiede il rientro in Italia e un’aliquota dell’1% l’anno , la metà del rendimento lordo presunto del 2%, per i cinque anni precedenti il rimpatrio. E per non fare torto a nessuno, il decreto estende le stesse agevolazioni anche a case, automobili e yacht all’interno dell’Unione Europea. Tutto questo dimenticandosi delle buone intenzioni pubblicizzate in campagna elettorale quando Giulio Tremonti prometteva lo stop ai condoni. La crisi? La pagano i terremotati. La magnanimità nei confronti degli evasori lascia lo spazio ad una lucida indifferenza quando si parla dei terremotati di l’Aquila. Come previsto, le promesse di Berlusconi si concretizzano in un “nulla di fatto” o meglio in un “fatto coi piedi”. Da gennaio 2010 gli abruzzesi pagheranno le tasse per intero, senza potersi avvalere delle agevolazioni che il governo Prodi concesse agli sfollati di Umbria e Marche. Si stima che gli aquilani arriveranno a pagare circa 513 milioni di euro, oltre un quarto del decreto anticrisi. Ponte sullo stretto, forse. Il ponte sullo stretto di Messina, il fiore all'occhiello delle grandi opere berlusconiane, potrebbe farsi come non farsi. A decidere sarà il ministro Giulio Tremonti, al quale il decreto ricollega la discrezionalità riguardo ai "vincoli di finanza pubblici". in altre parole se non ci saranno le condizioni non verranno stanziati soldi per il 2009. Poltrone a tempo indeterminato. Nel decreto fa capolino una norma eliminata dal parlamemento solo qualche mese fa, quella sulla rottamazione forrzata dei dipendenti statali che abbiano maturato oltre 40 anni di contributi. L'ennesima violenza e prevaricazioone sulla volontà parlamentare avrebbe potuto, almeno per una volta produrre un'effetto positivo, imponendo la pensione ai "poltronissimi" di tutte le categorie. Effetto assolutamente evitato dal governo che salva dalla super-rottamazione i primari, i magistrati e i docenti universitari. Un governo a briglie sciolte, stop ai controlli. Mani libere per la maggioranza che come ogni mago che si rispetti nel dl da vita al suo gioco di prestigio preferito: spariscono gli articoli sulkla corte dei conti, il controllo parlamentare sul bilancio e l'obbligatorietà dell'azione disciplinare nei confronti di un magistrato contabile in caso di segnalazione arrivata dal presidente della corte stessa. Banche, salta la stretta. Niente stretta alle banche a partire dalla cancellazione delle novità sul massimo scoperto e sulle modifidche unilaterali dei contratti bancari per l'adeguamento dei tassi. Indignate le reazioni degli esponenti de Partito democratico, primo fra tutti Antonello Soro, capogruppo alla Camera: "Questa fiducia e' un bavaglio nei confronti del Parlamento e in particolare della maggioranza. Cosi' non si puo' andare avanti. Che senso ha che il Parlamento si assuma la responsabilita' delle leggi che vara in questo modo? La costituzione non si puo' variare con atti di forza ed arroganza. Penso che non vada bene cosi" Anche il capogruppo dei democratici nella Commissione Finanze della Camera Alberto Fluvi commenta. "Ad un anno dello scoppio della crisi finanziaria e nonostante gli annunci roboanti del governo i rubinetti del credito sono ancora chiusi: oggi abbiamo assistito ad una vera e propria genuflessione del ministro Tremonti al presidente dell'Abi e dunque i consumatori sappiamo che tra loro e le banche il governo Berlusconi sceglie senza dubbio le banche".
IL GOVERNO IMBAVAGLIA IL PARLAMENTO
Dl anticrisi, il governo chiede il suo ventitresimo voto di fiducia. Soro: "Cambiano la Costituzione con atti di arroganza". E con questa sono 23! Il decreto anticrisi proietta il governo Berlusconi nell’albo dei record: infatti dall’ 8 maggio 2009, data del suo insediamento, ad oggi il voto di fiducia è stato richiesto ben 23 volte. Un segno evidente di un anno di governo e del suo personalissimo concetto di democrazia che oggi, se possibile, ha raggiunto il suo apice. Silenzio in aula. Il dibattito generale, iniziato questa mattina intorno alle 9.45, è stato letteralmente stroncato dai deputati Pdl che, insofferenti alla calura estiva e ancor più alla dialettica e alle regole parlamentari, hanno chiesto di tagliare corto. Anche questa volta la maggioranza si affiderà ad un maxi emendamento, procedura che, oltre a esasperare le opposizioni, sembra non piacere neanche al solito Gianfranco Fini, che ha auspicato “un attento e rigoroso esame”. Una richiesta che tuttavia risulta fiacca e sulla quale Antonello Soro puntualizza: “noi non ci stiamo e non basta che lei ribadisca che così non va bene", ha aggiunto rivolto a Fini, "così non va bene e così non si deve procedere”. Evasori protetti con lo “scudo”. Passa il contestatissimo scudo fiscale, che per gli evasori di lunga data avrà lo stesso effetto di un’affettuosa pacca sulla spalla. A chi ha truffato lo stato portando all’estero capitali ingenti ed evitando così imposte pesanti, il governo chiede il rientro in Italia e un’aliquota dell’1% l’anno , la metà del rendimento lordo presunto del 2%, per i cinque anni precedenti il rimpatrio. E per non fare torto a nessuno, il decreto estende le stesse agevolazioni anche a case, automobili e yacht all’interno dell’Unione Europea. Tutto questo dimenticandosi delle buone intenzioni pubblicizzate in campagna elettorale quando Giulio Tremonti prometteva lo stop ai condoni. La crisi? La pagano i terremotati. La magnanimità nei confronti degli evasori lascia lo spazio ad una lucida indifferenza quando si parla dei terremotati di l’Aquila. Come previsto, le promesse di Berlusconi si concretizzano in un “nulla di fatto” o meglio in un “fatto coi piedi”. Da gennaio 2010 gli abruzzesi pagheranno le tasse per intero, senza potersi avvalere delle agevolazioni che il governo Prodi concesse agli sfollati di Umbria e Marche. Si stima che gli aquilani arriveranno a pagare circa 513 milioni di euro, oltre un quarto del decreto anticrisi. Ponte sullo stretto, forse. Il ponte sullo stretto di Messina, il fiore all'occhiello delle grandi opere berlusconiane, potrebbe farsi come non farsi. A decidere sarà il ministro Giulio Tremonti, al quale il decreto ricollega la discrezionalità riguardo ai "vincoli di finanza pubblici". in altre parole se non ci saranno le condizioni non verranno stanziati soldi per il 2009. Poltrone a tempo indeterminato. Nel decreto fa capolino una norma eliminata dal parlamemento solo qualche mese fa, quella sulla rottamazione forrzata dei dipendenti statali che abbiano maturato oltre 40 anni di contributi. L'ennesima violenza e prevaricazioone sulla volontà parlamentare avrebbe potuto, almeno per una volta produrre un'effetto positivo, imponendo la pensione ai "poltronissimi" di tutte le categorie. Effetto assolutamente evitato dal governo che salva dalla super-rottamazione i primari, i magistrati e i docenti universitari. Un governo a briglie sciolte, stop ai controlli. Mani libere per la maggioranza che come ogni mago che si rispetti nel dl da vita al suo gioco di prestigio preferito: spariscono gli articoli sulkla corte dei conti, il controllo parlamentare sul bilancio e l'obbligatorietà dell'azione disciplinare nei confronti di un magistrato contabile in caso di segnalazione arrivata dal presidente della corte stessa. Banche, salta la stretta. Niente stretta alle banche a partire dalla cancellazione delle novità sul massimo scoperto e sulle modifidche unilaterali dei contratti bancari per l'adeguamento dei tassi. Indignate le reazioni degli esponenti de Partito democratico, primo fra tutti Antonello Soro, capogruppo alla Camera: "Questa fiducia e' un bavaglio nei confronti del Parlamento e in particolare della maggioranza. Cosi' non si puo' andare avanti. Che senso ha che il Parlamento si assuma la responsabilita' delle leggi che vara in questo modo? La costituzione non si puo' variare con atti di forza ed arroganza. Penso che non vada bene cosi" Anche il capogruppo dei democratici nella Commissione Finanze della Camera Alberto Fluvi commenta. "Ad un anno dello scoppio della crisi finanziaria e nonostante gli annunci roboanti del governo i rubinetti del credito sono ancora chiusi: oggi abbiamo assistito ad una vera e propria genuflessione del ministro Tremonti al presidente dell'Abi e dunque i consumatori sappiamo che tra loro e le banche il governo Berlusconi sceglie senza dubbio le banche".
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