18-07-2009
IL DECRETO DEI DUBBI OVVERO DELL'INSICUREZZA
Ddl sicurezza, Napolitano scrive al governo: "Sono perplesso e preoccupato, il parlamento corregga il testo". Napolitiano: “Il presidente della Repubblica non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti specie sul piano giuridico”. Così Giorgio Napolitano si rivolge al governo nella nota, lunga ben cinque pagine, seguita alla promulgazione del decreto sicurezza. Il Capo di Stato esprime “perplessità e preoccupazione”, in primo luogo per l’introduzione del reato d’immigrazione clandestina e delle ronde di cittadini, e in seguito per l’inadeguatezza tecnico giuridica del provvedimento, che per il suo “carattere così generale e onnicomprensivo della nozione di sicurezza posta a base della legge”, risulta inficiato dalla “disomogeneità e la estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo". I passaggi più controversi del decreto sono analizzati e criticati severamente dal presidente della Repubblica che soprattutto in materia di clandestinità sottolinea come l’introduzione del relativo reato “apra la strada a effetti difficilmente prevedibili”. E non è tutto, l’introduzione di una tale fattispecie penale produrrebbe un effetto “contraddittorio e paradossale”: “il cittadino extra comunitario non sarebbe più punibile se fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente espulso”. Prima rischiava fino a cinque anni di carcere. Inoltre viene stigmatizzato il ricorso ai giudici di pace che ''non mi pare in linea con la natura conciliativa di questi''. In più configura un ''sottosistema sanzionatorio non coerente" con il resto dell'ordinamento, ma soprattutto "meno garantista". La pena poi non può essere patteggiata, ne' appellata. Al centro delle polemiche anche la “troppa discrezionalità degli organi competenti” a rilasciare la cittadinanza italiana che assume le sembianze di una concessione. Estremamente contraddittorie anche le disposizioni in materia di aggravanti e attenuanti, che non si potranno “neutralizzare” fra di loro soltanto in caso di rapina e non, come fatto notare da Napolitano, nel ben più grave reato di estorsione. Mentre risulta “incmpatibile2 con gli altri reati contro la pubblica amministrazione il fatto che l’oltraggio a pubblico ufficiale possa essere estinto con un semplice risarcimento del danno. Guardate con sospetto anche le ronde che sembrano lasciare troppo spazio all’iniziativa del singolo, e la concessione dello spray al peperoncino come arma, di cui potrebbero avvantaggiarsi anche e soprattutto i delinquenti. Il Partito democratico ha espresso apprezzamento per le parole del Presidente della Repubblica. Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria nazionale, ha affermato: "Voglio sottolineare la forza e la correttezza dell'iniziativa del capo dello Stato Giorgio Napolitano che, in una forma attenta al ruolo di presidente, ci ammonisce a considerare gli effetti reali delle leggi". E sulla critica mossa a Napolitano da Antonio Di Pietro dice: "e' in generale infondata ed oggi sbagliata". La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, chiede al presidente Schifani una riunione dei capigruppo per calendarizzare in aula un dibattito, alla presenza del governo, sulla lettera inviata da Napolitano con i rilievi sulla legge sulla sicurezza. "Signor presidente - si legge nella missiva della Finocchiaro - apprendiamo che la nota del presidente della Repubblica si sofferma puntualmente su alcune criticità mostrate dal provvedimento sulla sicurezza e su profili di incoerenza del testo rispetto ai principi generali dell'ordinamento e al sistema penale vigente, su cui si richiama l'attenzione del governo anche ai fini di eventuali iniziative di modifica. In ragione dell'intervento operato dal Capo dello Stato, e della stessa qualità politica delle questioni affrontate dalla legge le chiedo di voler portare a conoscenza dei presidenti di gruppo il testo integrale della lettera del presidente Napolitano, e di voler proporre alla prossima Conferenza di programmazione dei nostri lavori la fissazione di una data per la discussione, alla presenza del governo, dei temi sollevati nella nota presidenziale". Secondo Gianclaudio Bressa, Napolitano “ha messo governo e parlamento di fronte alle proprie responsabilità di legislatori, quando si prospettano gravi dubbi di irragionevolezza o di insostenibilità per un provvedimento delicato e complesso quale quello approvato il 2 luglio scorso in materia di pubblica sicurezza. Irragionevolezza e insostenibilità che sono il frutto del modo irresponsabile di legiferare del governo Berlusconi che calpesta procedure, tempi e regole del procedimento legislativo. Aggravato dall'abuso dello strumento della fiducia da parte di un governo che gode di una larga maggioranza parlamentare. L'iniziativa del presidente Napolitano è non solo legittima, ma quanto mai opportuna, perché si torni da parte del governo a una responsabilità e a una correttezza costituzionali che nel corso di questi quattordici mesi si sono irrimediabilmente smarrite”.
IL DECRETO DEI DUBBI OVVERO DELL'INSICUREZZA
Ddl sicurezza, Napolitano scrive al governo: "Sono perplesso e preoccupato, il parlamento corregga il testo". Napolitiano: “Il presidente della Repubblica non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti specie sul piano giuridico”. Così Giorgio Napolitano si rivolge al governo nella nota, lunga ben cinque pagine, seguita alla promulgazione del decreto sicurezza. Il Capo di Stato esprime “perplessità e preoccupazione”, in primo luogo per l’introduzione del reato d’immigrazione clandestina e delle ronde di cittadini, e in seguito per l’inadeguatezza tecnico giuridica del provvedimento, che per il suo “carattere così generale e onnicomprensivo della nozione di sicurezza posta a base della legge”, risulta inficiato dalla “disomogeneità e la estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo". I passaggi più controversi del decreto sono analizzati e criticati severamente dal presidente della Repubblica che soprattutto in materia di clandestinità sottolinea come l’introduzione del relativo reato “apra la strada a effetti difficilmente prevedibili”. E non è tutto, l’introduzione di una tale fattispecie penale produrrebbe un effetto “contraddittorio e paradossale”: “il cittadino extra comunitario non sarebbe più punibile se fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente espulso”. Prima rischiava fino a cinque anni di carcere. Inoltre viene stigmatizzato il ricorso ai giudici di pace che ''non mi pare in linea con la natura conciliativa di questi''. In più configura un ''sottosistema sanzionatorio non coerente" con il resto dell'ordinamento, ma soprattutto "meno garantista". La pena poi non può essere patteggiata, ne' appellata. Al centro delle polemiche anche la “troppa discrezionalità degli organi competenti” a rilasciare la cittadinanza italiana che assume le sembianze di una concessione. Estremamente contraddittorie anche le disposizioni in materia di aggravanti e attenuanti, che non si potranno “neutralizzare” fra di loro soltanto in caso di rapina e non, come fatto notare da Napolitano, nel ben più grave reato di estorsione. Mentre risulta “incmpatibile2 con gli altri reati contro la pubblica amministrazione il fatto che l’oltraggio a pubblico ufficiale possa essere estinto con un semplice risarcimento del danno. Guardate con sospetto anche le ronde che sembrano lasciare troppo spazio all’iniziativa del singolo, e la concessione dello spray al peperoncino come arma, di cui potrebbero avvantaggiarsi anche e soprattutto i delinquenti. Il Partito democratico ha espresso apprezzamento per le parole del Presidente della Repubblica. Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria nazionale, ha affermato: "Voglio sottolineare la forza e la correttezza dell'iniziativa del capo dello Stato Giorgio Napolitano che, in una forma attenta al ruolo di presidente, ci ammonisce a considerare gli effetti reali delle leggi". E sulla critica mossa a Napolitano da Antonio Di Pietro dice: "e' in generale infondata ed oggi sbagliata". La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, chiede al presidente Schifani una riunione dei capigruppo per calendarizzare in aula un dibattito, alla presenza del governo, sulla lettera inviata da Napolitano con i rilievi sulla legge sulla sicurezza. "Signor presidente - si legge nella missiva della Finocchiaro - apprendiamo che la nota del presidente della Repubblica si sofferma puntualmente su alcune criticità mostrate dal provvedimento sulla sicurezza e su profili di incoerenza del testo rispetto ai principi generali dell'ordinamento e al sistema penale vigente, su cui si richiama l'attenzione del governo anche ai fini di eventuali iniziative di modifica. In ragione dell'intervento operato dal Capo dello Stato, e della stessa qualità politica delle questioni affrontate dalla legge le chiedo di voler portare a conoscenza dei presidenti di gruppo il testo integrale della lettera del presidente Napolitano, e di voler proporre alla prossima Conferenza di programmazione dei nostri lavori la fissazione di una data per la discussione, alla presenza del governo, dei temi sollevati nella nota presidenziale". Secondo Gianclaudio Bressa, Napolitano “ha messo governo e parlamento di fronte alle proprie responsabilità di legislatori, quando si prospettano gravi dubbi di irragionevolezza o di insostenibilità per un provvedimento delicato e complesso quale quello approvato il 2 luglio scorso in materia di pubblica sicurezza. Irragionevolezza e insostenibilità che sono il frutto del modo irresponsabile di legiferare del governo Berlusconi che calpesta procedure, tempi e regole del procedimento legislativo. Aggravato dall'abuso dello strumento della fiducia da parte di un governo che gode di una larga maggioranza parlamentare. L'iniziativa del presidente Napolitano è non solo legittima, ma quanto mai opportuna, perché si torni da parte del governo a una responsabilità e a una correttezza costituzionali che nel corso di questi quattordici mesi si sono irrimediabilmente smarrite”.
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