27-02-2009
INTERCETTAZIONI, FINOCCHIARO:"UNA PESSIMA LEGGE, SARA' OPPOSIZIONE DURISSIMA"
“Aspetto dal 3 giugno del 2008, sarebbe ora di approvare questa legge o no?” Sono parole di Silvio Berlusconi e la legge in questione è il cosiddetto ddl anti-intercettazioni. Il premier mostra ai suoi tutta la sua impazienza, poco consona e troppo sofferta anche per il più diligente fra i capi di Stato. Il voto di fiducia è, ancora una volta, dietro l'angolo, come già annunciato nella serata di venerdì dallo stesso presidente del Consiglio, ma nel Pdl c’è chi abbassa il freno. Il primo dissenziente è il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Riferendosi al ddl che preclude l’uso delle intercettazioni in gran parte delle indagini, legando le mani alla magistratura, e prevede il carcere per i giornalisti che violino il divieto di pubblicazione afferma: “Non possiamo approvarlo così”. Placa poi il cavaliere: “So che per te la situazione è delicata però evitiamo di andare troppo oltre”. Fra le fila del Pdl le insubordinazioni riguardano i temi più disparati. Carcere o multa per i giornalisti? Divieto totale di pubblicazione degli atti o permesso di pubblicazione in forma riassuntiva? Ennesimo ricorso alla fiducia o normale iter parlamentare? Giulia Bongiorno, relatrice del provvedimento e presidente della commissione Giustizia, chiede maggiori garanzie per il diritto di cronaca con un’anticipata discovery degli atti che consenta di raccontare cosa avviene nei palazzi di giustizia, aprendo le porte alla pubblicazione per riassunto. Anche Umbero Bossi, ministro delle Riforme, non sposa la linea di Berlusconi e boccia l’eventuale voto di fiducia: “Sulle intercettazioni è sconsigliabile che il governo la metta”. Ed in effetti anche il Guardasigilli Alfano non sa cosa dire. Per il momento si limita ad un evasivo: “E’ presto, ci vogliono ancora più di dieci giorni”. Sembra, invece, sicuro del dibattito parlamentare il leghista Roberto Cota, che promette “un dibattito interessante”. Un calderone confuso di affermazioni e smentite che confonde l’opinione pubblica e lascia perplessa l’opposizione. Per Anna Finocchiaro, capogruppo PD al Senato, “è una legge pessima. Oltre alle misure che prevede contro la libera stampa impedisce indagini su fatti criminosi molto gravi. Non capisco peraltro come vada d'accordo con questa campagna per la sicurezza, nella quale giocando con la paura degli italiani, il premier è così impegnato. Noi faremo un'opposizione durissima”. Altrettanto aspro il commento di Donatella Ferranti, capogruppo PD nella commissione Giustizia della Camera: “Il ddl Alfano e' un regalo alla delinquenza, un attacco al potere giudiziario, alla libertà di stampa e alla sicurezza dei cittadini. Dovrebbe essere riscritto daccapo bisognerebbe ribaltarne completamente l'impianto, singole modifiche sono del tutto insufficienti. Non siamo i soli a pensarla in questo modo, come dimostrano i sempre più profondi dubbi di autorevoli esponenti della maggioranza". Il preannunciato ricorso al voto di fiducia e il trucchetto messo in campo per contingentare il dibattito parlamentare sono la palese ammissione di una profonda e lacerante spaccatura nel Pdl, con An e Fi su posizioni opposte, e nella maggioranza, con la fibrillazione della Lega che sente il peso di scelte che mettono seriamente in difficoltà gli amministratori locali nelle politiche per la sicurezza".
INTERCETTAZIONI, FINOCCHIARO:"UNA PESSIMA LEGGE, SARA' OPPOSIZIONE DURISSIMA"
“Aspetto dal 3 giugno del 2008, sarebbe ora di approvare questa legge o no?” Sono parole di Silvio Berlusconi e la legge in questione è il cosiddetto ddl anti-intercettazioni. Il premier mostra ai suoi tutta la sua impazienza, poco consona e troppo sofferta anche per il più diligente fra i capi di Stato. Il voto di fiducia è, ancora una volta, dietro l'angolo, come già annunciato nella serata di venerdì dallo stesso presidente del Consiglio, ma nel Pdl c’è chi abbassa il freno. Il primo dissenziente è il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Riferendosi al ddl che preclude l’uso delle intercettazioni in gran parte delle indagini, legando le mani alla magistratura, e prevede il carcere per i giornalisti che violino il divieto di pubblicazione afferma: “Non possiamo approvarlo così”. Placa poi il cavaliere: “So che per te la situazione è delicata però evitiamo di andare troppo oltre”. Fra le fila del Pdl le insubordinazioni riguardano i temi più disparati. Carcere o multa per i giornalisti? Divieto totale di pubblicazione degli atti o permesso di pubblicazione in forma riassuntiva? Ennesimo ricorso alla fiducia o normale iter parlamentare? Giulia Bongiorno, relatrice del provvedimento e presidente della commissione Giustizia, chiede maggiori garanzie per il diritto di cronaca con un’anticipata discovery degli atti che consenta di raccontare cosa avviene nei palazzi di giustizia, aprendo le porte alla pubblicazione per riassunto. Anche Umbero Bossi, ministro delle Riforme, non sposa la linea di Berlusconi e boccia l’eventuale voto di fiducia: “Sulle intercettazioni è sconsigliabile che il governo la metta”. Ed in effetti anche il Guardasigilli Alfano non sa cosa dire. Per il momento si limita ad un evasivo: “E’ presto, ci vogliono ancora più di dieci giorni”. Sembra, invece, sicuro del dibattito parlamentare il leghista Roberto Cota, che promette “un dibattito interessante”. Un calderone confuso di affermazioni e smentite che confonde l’opinione pubblica e lascia perplessa l’opposizione. Per Anna Finocchiaro, capogruppo PD al Senato, “è una legge pessima. Oltre alle misure che prevede contro la libera stampa impedisce indagini su fatti criminosi molto gravi. Non capisco peraltro come vada d'accordo con questa campagna per la sicurezza, nella quale giocando con la paura degli italiani, il premier è così impegnato. Noi faremo un'opposizione durissima”. Altrettanto aspro il commento di Donatella Ferranti, capogruppo PD nella commissione Giustizia della Camera: “Il ddl Alfano e' un regalo alla delinquenza, un attacco al potere giudiziario, alla libertà di stampa e alla sicurezza dei cittadini. Dovrebbe essere riscritto daccapo bisognerebbe ribaltarne completamente l'impianto, singole modifiche sono del tutto insufficienti. Non siamo i soli a pensarla in questo modo, come dimostrano i sempre più profondi dubbi di autorevoli esponenti della maggioranza". Il preannunciato ricorso al voto di fiducia e il trucchetto messo in campo per contingentare il dibattito parlamentare sono la palese ammissione di una profonda e lacerante spaccatura nel Pdl, con An e Fi su posizioni opposte, e nella maggioranza, con la fibrillazione della Lega che sente il peso di scelte che mettono seriamente in difficoltà gli amministratori locali nelle politiche per la sicurezza".
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