12-02-2009
CRISI: DAL GOVERNO 1000 SLOGAN MA NESSUNA SOLUZIONE. SABATO LE PROPOSTE DEL PD
L'Italia è in crisi e il governo non se ne occupa. Il PD chiede urgentemente una riforma degli ammortizzatori sociali ma Sacconi frena: "non è il momento". Ormai non c’è più alcun dubbio. C’è un’Italia in crisi che il governo deliberatamente ignora. Il PD scende in piazza e lancia le sue proposte per uscire dalla crisi, per dare un’alternativa agli inconsistenti slogan della maggioranza e dare una risposta a quell’Italia che chiede aiuto. A forza di spot, slogan, e sfolgoranti annunci il governo ha perso il contatto con la realtà. Tanto da trasformare il tanto osannato Robin Hood, il testimonial incautamente preso a prestito dalla tradizione d’oltremanica, in un farabutto della peggior specie. E sì perché, a parte esuberanze da conferenza stampa, il governo ha dimenticato di occuparsi di un problema che tormenta i giorni, e le notti, di milioni di italiani: una crisi economica profonda, estesa e quasi senza precedenti. Gli autorevoli portavoce dell’esecutivo sono impegnati in ogni angolo del palinsesto televisivo per smentire le voci che raccontano un futuro economicamente drammatico. Lo fanno, ci provano, paiono pure credibili, almeno fino a quando non vengono smentiti, non solo dalla realtà delle migliaia di posti di lavoro in pericolo, ma dallo stesso ministero dell’Economia che con il Programma di stabilità aggiornato, spedito in settimana a Bruxelles, smentisce in pieno tutti gli slogan con cui Berlusconi si era presentato agli elettori. Primo fra tutti: la promessa che le tasse non sarebbero aumentate. Il documento prodotto dal Tesoro parla chiaro: quest' anno la pressione fiscale salirà dal 43 al 43,3% del Pil, la crescita arretrerà del 2%, con il risultato di far balzare il deficit al 3,7% del Pil nel 2009 (oltre il 4% in caso di recessione superiore alle aspettative). Il dato più preoccupante però è quello sul debito pubblico: quest' anno salirà dal 105,9% al 110,5% (oltre un punto in più rispetto alle già disastrose previsioni Ue), per toccare il 112% nel 2010. Pessimo anche il dato sulla disoccupazione, che quest' anno salirà dal 6,9% all' 8,2%, per attestarsi all' 8,4% nel 2010. Insomma, è lo stesso ministero di via XX settembre ad ammettere che le promesse della campagna elettorale e dei primi mesi di governo non verranno mantenute. E, cosa ancora peggiore, è lo stesso ministero che, implicitamente, ammette che le misure messe in campo per contrastare la crisi sono insufficienti e inadeguate. Esattamente come il Partito Democratico ha ribadito più e più volte. Ma mentre il PD ha avanzato le sue proposte, e il prossimo 14-15-16 febbraio le riproporrà in piazza in occasione del PD Day, il governo sembra a corto di idee e fa finta di dimenticare che gran parte degli italiani fatica ad arrivare a fine mese. D'altronde il governo e il Partito Democratico la pensano diversamente anche sulla riforma degli ammortizzatori. Il PD la ritiene indispensabile; il governo, nelle parole del ministro del Welfare Sacconi, no. "Non credo - afferma il ministro - che questo sia il momento di una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali. Non sapremo come sarà il bilancio dello Stato tra 6 mesi". Dunque, secondo l'esecutivo, meglio navigare a vista e intanto continuare sulla via percorsa. La stessa via che non ha portato a nulla e che rischia di peggiorare la situazione di precari e disoccupati. "Se la riforma non la si fa adesso non la si fa più - dice Letta - il tempo per la riforma degli ammortizzatori sociali è il momento della crisi". Certo, se sbadatamente ci fermassimo a leggere quotidiani come il Giornale che, domenica 8 febbraio, titola “Gli italiani battono la crisi, consumi in salita”, potremmo rimanere vagamente disorientati. Specialmente se nei nostri pensieri è martellante la consapevolezza di un portafoglio pieno solo di qualche spicciolo; un lavoro precario, e un mese che rimane sempre di quattro settimane. La realtà è un’altra. E basta dare un’occhiata in giro per rendersene conto. La crisi sta brutalmente investendo settori nevralgici della nostra economia. Il settore dell’auto rischia il tracollo. Quello tessile, che interessa in gran parte le regioni del Nord ma ha anche esempi importanti al Sud e nelle Isole, rischia di mandare in cassa integrazione 30mila lavoratori, 30 mila famiglie. Stessa cosa per l’industria chimica che, secondo le stime di Filcem Cgil riportate da il Sole 24 Ore, mette a rischio 15 mila posti di lavoro e avrà effetti anche sui settori a valle, come la ceramica e il vetro. Può andare meglio con l’Export? Affatto. Secondo il rapporto sul commercio estero elaborato dall’Ice, in collaborazione con Prometeia, l’Italia dovrà aspettarsi “un biennio tutto in salita”. Male, molto male. Ma allora a cosa bisogna affidarsi? Agli slogan di Berlusconi che in piena campagna elettorale in Sardegna promette 40-80 miliardi pronti per contrastare la crisi, per poi essere smentito dalle titubanze del suo ministro all’Economia, Giulio Tremonti? Dopo aver elargito Social Card vuote o burocraticamente impossibili da ottenere, gli inciampi del governo Berlusconi sono stati infiniti: ll Dream Team del centrodestra aveva promesso più sicurezza, e ha invece ottenuto più violenza, più intolleranza, e un clima di tensione permanente; aveva promesso pure di ridare l’Alitalia agli italiani, senza però avvisare i suddetti cittadini del salato conto da pagare. L’allegra compagine aveva anche promesso una scuola più efficiente, per poi dimenticarsi di sottolineare che la promessa valeva solo per l’istruzione privata, mentre per quella pubblica, quella costituzionalmente garantita a tutti, si è provveduto a tagliare l’organico, i fondi e le aule.

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