06-01-2009
NAPOLITANO NEL DISCORSO DI FINE ANNO: "DALLA CRISI ESCA UN'ITALIA PIU' GIUSTA"
Verità, coraggio e lungimiranza nell'appello del Capo dello Stato.”Un'autentica reazione vitale come negli anni più critici per il paese”.Così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel tradizionale discorso della vigilia di capodanno alla Nazione ha voluto indicare agli italiani lo spirito con cui sarà necessario affrontare le sfide dell’anno venturo. Un appello accorato, realista e allo stesso tempo ricco di speranza per un anno che, come ha sottolineato il Presidente, “si preannuncia più difficile, e che ci impegna a prove più ardue, rispetto alle esperienze vissute da molto tempo a questa parte”. Ma pur nelle difficoltà di una crisi economica mondiale, riferimento constante nel discorso pronunciato a reti unificate, e con la mente rivolta ai conflitti aperti nel mondo, il Capo dello Stato vede la possibilità per il Paese di reagire, di diventare migliore e più “giusto”. Un’occasione per un rinnovato spirito di coesione , “la prova più alta in cui si riassumono tutte le altre” ha detto il Presidente, che gli italiani hanno dimostrato di possedere, sia dopo la fine della seconda guerra mondiale, sia nel periodo del terrorismo, e un’opportunità per porre un argine “alle sempre più acute disparità nei redditi e nelle condizioni di vita, per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente, per elevare le possibilità di istruzione e di ascesa nella scala sociale”. Un invito a lavorare nell'interesse delle fasce sociali più deboli condiviso anche dal segretario del Pd Walter Veltroni. “Le parole del presidente Napolitano - ha dichiarato il leader del Pd - come sempre, sanno cogliere i sentimenti e le preoccupazioni del popolo italiano. Per questo il rilievo dato nel discorso di fine anno dal Capo dello Stato alla gravità della crisi economica e alle sue conseguenze sociali è molto importante, davanti a sottovalutazioni e a nascondimenti da altri operati”. Nella prima parte del discorso il Presidente della Repubblica ha voluto ricordare quanto accade oggi n Medio Oriente, “una tragica spirale di violenza e di guerra”, sottolineando la necessità di “riaprire la strada della pace in una regione tormentata da così lungo tempo”. Poi la crisi economica originata negli Stati Uniti, ricordando i pericoli cui è esposta la società italiana “senza sottovalutarne la gravità: ma senza lasciarcene impaurire. L'unica cosa di cui aver paura è la paura stessa”. Giorgio Napolitano si dice “convinto che possiamo limitare le conseguenze economiche e sociali della crisi mondiale per l'Italia, e creare anzi le premesse di un migliore futuro”. A condizione che vengano finalmente affrontati i problemi, le inefficienze che il Paese si porta dietro da troppo tempo. “Facciamo della crisi un'occasione per liberarcene, guardando innanzitutto all'assetto delle nostre istituzioni, al modo di essere della pubblica amministrazione, al modo di operare dell'amministrazione della giustizia". Il riferimento ai problemi strutturali del Paese diventa così occasione per il Capo dello Stato di riflettere su cosa sia l’Italia di oggi e su cosa potrà essere l’Italia di domani. Un paese oggi in cui la crisi economica si fa sentire per molte famiglie, per tutti coloro che hanno perso il lavoro, per i precari, per le donne che faticano a trovare impiego, e per coloro che a causa della crisi si trovano a ridosso della soglia della povertà. Un paese che domani potrà migliorare se stesso, diventare più solidale, più giusto, più equo. “Parti sociali, governo e Parlamento dovranno farsi carico di questa drammatica urgenza, con misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà". Anche qui Walter Veltroni condivide le parole del Presidente della Repubblica. “Chi rischia di perdere il lavoro, i precari, chi è in cassa integrazione o non ha gli strumenti di protezione sociali necessari, le famiglie coi redditi più bassi, il Mezzogiorno. A tutti va risposto in maniera concreta e fattiva”. Concorde anche Pierluigi Bersani, inistro ombra dell'economia del Pd: "Finalmente parole di verità sulla crisi, parole che spazzano via banalità e sottovalutazioni. Guardare in faccia la crisi, senza paura, con concretezza e volontà di reagire: noi ci siamo, senza pregiudizi e prendendoci le nostre responsabilità. Non abbiamo mai fatto una critica senza avanzare una proposta. Moltiplicheremo adesso i nostri sforzi nel solco delle parole del Presidente". Il Capo dello Stato si sofferma poi su clima, energia, innovazione, temi al centro del dibattito pubblico e politico, a cui però spesso non seguono atti concreti e che invece possono essere occasione, secondo il Capo dello Stato, per lo “sviluppo futuro dell'attività produttiva in Italia. Vanno in particolare colte le opportunità offerte dalle tecnologie più avanzate per l'energia e per l'ambiente. Facciamo della crisi l'occasione per rinnovare la nostra economia, e insieme con essa anche stili di vita diffusi, poco sensibili a valori di sobrietà e lungimiranza.” Una sfida "impegnativa - secondo Ermete Realacci, ministro ombra dell'ambiente del Pd- che riguarda tutti e in primo luogo la politica. Il Partito Democratico è pronto a raccoglierla". Il Presidente della Repubblica ritorna poi sulla crisi e il mondo della formazione, la cui riforma, indispensabile per il nostro futuro, deve essere orientata al raggiungimento di alti livelli di qualità e gestione produttiva delle risorse pubbliche, con il coinvolgimento “costruttivo e aperto” di tutti gli attori coinvolti, comprese le rappresentanze studentesche. “Facciamo della crisi un'occasione perché l'Italia cresca come società basata sulla conoscenza, sulla piena valorizzazione del nostro patrimonio culturale e del nostro capitale umano”. Il Presidente della Repubblica si rivolge anche alle forze politiche, ricordando che “è essenziale che queste escano da una logica di scontro sempre più sterile” e che possano invece “guadagnare fiducia mostrandosi aperte all'esigenza di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all'interesse pubblico”. Solo ristabilendo “trasparenza e rigore nell'uso del danaro pubblico” e recuperando il ruolo centrale del Parlamento,” la cui capacità di giudizio e di proposta resta fondamentale nel nostro sistema democratico” , sarà possibile giungere in modo positivo alle riforme di cui il Paese ha bisogno e “che vanno condivise”. Ma alla fine, per quanto difficile possa essere siamo tutti noi, i cittadini, insieme e singolarmente che potremo, secondo il Capo dello Stato fare la differenza nei mesi che verranno, e produrre “un’autentica reazione vitale come negli anni più critici per il nostro paese”. “Sono chiamate alla prova tutte le componenti della nostra società, l'insieme dei cittadini che ne animano il movimento, in una parola l'intera collettività nazionale. Questo è lecito attendersi dalle generazioni che oggi ne costituiscono la spina dorsale". "A voi che mi ascoltate – conclude il suo discorso il Presidente Napoletano - a tutti gli italiani, a tutti coloro che venendo da lontano operano in Italia nel rispetto delle regole e meritano il pieno rispetto dei loro diritti, un augurio più che mai caloroso e forte per l'anno che nasce. Per difficile che possa essere, lo vivremo con animo solidale, fermo, fiducioso".
NAPOLITANO NEL DISCORSO DI FINE ANNO: "DALLA CRISI ESCA UN'ITALIA PIU' GIUSTA"
Verità, coraggio e lungimiranza nell'appello del Capo dello Stato.”Un'autentica reazione vitale come negli anni più critici per il paese”.Così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel tradizionale discorso della vigilia di capodanno alla Nazione ha voluto indicare agli italiani lo spirito con cui sarà necessario affrontare le sfide dell’anno venturo. Un appello accorato, realista e allo stesso tempo ricco di speranza per un anno che, come ha sottolineato il Presidente, “si preannuncia più difficile, e che ci impegna a prove più ardue, rispetto alle esperienze vissute da molto tempo a questa parte”. Ma pur nelle difficoltà di una crisi economica mondiale, riferimento constante nel discorso pronunciato a reti unificate, e con la mente rivolta ai conflitti aperti nel mondo, il Capo dello Stato vede la possibilità per il Paese di reagire, di diventare migliore e più “giusto”. Un’occasione per un rinnovato spirito di coesione , “la prova più alta in cui si riassumono tutte le altre” ha detto il Presidente, che gli italiani hanno dimostrato di possedere, sia dopo la fine della seconda guerra mondiale, sia nel periodo del terrorismo, e un’opportunità per porre un argine “alle sempre più acute disparità nei redditi e nelle condizioni di vita, per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente, per elevare le possibilità di istruzione e di ascesa nella scala sociale”. Un invito a lavorare nell'interesse delle fasce sociali più deboli condiviso anche dal segretario del Pd Walter Veltroni. “Le parole del presidente Napolitano - ha dichiarato il leader del Pd - come sempre, sanno cogliere i sentimenti e le preoccupazioni del popolo italiano. Per questo il rilievo dato nel discorso di fine anno dal Capo dello Stato alla gravità della crisi economica e alle sue conseguenze sociali è molto importante, davanti a sottovalutazioni e a nascondimenti da altri operati”. Nella prima parte del discorso il Presidente della Repubblica ha voluto ricordare quanto accade oggi n Medio Oriente, “una tragica spirale di violenza e di guerra”, sottolineando la necessità di “riaprire la strada della pace in una regione tormentata da così lungo tempo”. Poi la crisi economica originata negli Stati Uniti, ricordando i pericoli cui è esposta la società italiana “senza sottovalutarne la gravità: ma senza lasciarcene impaurire. L'unica cosa di cui aver paura è la paura stessa”. Giorgio Napolitano si dice “convinto che possiamo limitare le conseguenze economiche e sociali della crisi mondiale per l'Italia, e creare anzi le premesse di un migliore futuro”. A condizione che vengano finalmente affrontati i problemi, le inefficienze che il Paese si porta dietro da troppo tempo. “Facciamo della crisi un'occasione per liberarcene, guardando innanzitutto all'assetto delle nostre istituzioni, al modo di essere della pubblica amministrazione, al modo di operare dell'amministrazione della giustizia". Il riferimento ai problemi strutturali del Paese diventa così occasione per il Capo dello Stato di riflettere su cosa sia l’Italia di oggi e su cosa potrà essere l’Italia di domani. Un paese oggi in cui la crisi economica si fa sentire per molte famiglie, per tutti coloro che hanno perso il lavoro, per i precari, per le donne che faticano a trovare impiego, e per coloro che a causa della crisi si trovano a ridosso della soglia della povertà. Un paese che domani potrà migliorare se stesso, diventare più solidale, più giusto, più equo. “Parti sociali, governo e Parlamento dovranno farsi carico di questa drammatica urgenza, con misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà". Anche qui Walter Veltroni condivide le parole del Presidente della Repubblica. “Chi rischia di perdere il lavoro, i precari, chi è in cassa integrazione o non ha gli strumenti di protezione sociali necessari, le famiglie coi redditi più bassi, il Mezzogiorno. A tutti va risposto in maniera concreta e fattiva”. Concorde anche Pierluigi Bersani, inistro ombra dell'economia del Pd: "Finalmente parole di verità sulla crisi, parole che spazzano via banalità e sottovalutazioni. Guardare in faccia la crisi, senza paura, con concretezza e volontà di reagire: noi ci siamo, senza pregiudizi e prendendoci le nostre responsabilità. Non abbiamo mai fatto una critica senza avanzare una proposta. Moltiplicheremo adesso i nostri sforzi nel solco delle parole del Presidente". Il Capo dello Stato si sofferma poi su clima, energia, innovazione, temi al centro del dibattito pubblico e politico, a cui però spesso non seguono atti concreti e che invece possono essere occasione, secondo il Capo dello Stato, per lo “sviluppo futuro dell'attività produttiva in Italia. Vanno in particolare colte le opportunità offerte dalle tecnologie più avanzate per l'energia e per l'ambiente. Facciamo della crisi l'occasione per rinnovare la nostra economia, e insieme con essa anche stili di vita diffusi, poco sensibili a valori di sobrietà e lungimiranza.” Una sfida "impegnativa - secondo Ermete Realacci, ministro ombra dell'ambiente del Pd- che riguarda tutti e in primo luogo la politica. Il Partito Democratico è pronto a raccoglierla". Il Presidente della Repubblica ritorna poi sulla crisi e il mondo della formazione, la cui riforma, indispensabile per il nostro futuro, deve essere orientata al raggiungimento di alti livelli di qualità e gestione produttiva delle risorse pubbliche, con il coinvolgimento “costruttivo e aperto” di tutti gli attori coinvolti, comprese le rappresentanze studentesche. “Facciamo della crisi un'occasione perché l'Italia cresca come società basata sulla conoscenza, sulla piena valorizzazione del nostro patrimonio culturale e del nostro capitale umano”. Il Presidente della Repubblica si rivolge anche alle forze politiche, ricordando che “è essenziale che queste escano da una logica di scontro sempre più sterile” e che possano invece “guadagnare fiducia mostrandosi aperte all'esigenza di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all'interesse pubblico”. Solo ristabilendo “trasparenza e rigore nell'uso del danaro pubblico” e recuperando il ruolo centrale del Parlamento,” la cui capacità di giudizio e di proposta resta fondamentale nel nostro sistema democratico” , sarà possibile giungere in modo positivo alle riforme di cui il Paese ha bisogno e “che vanno condivise”. Ma alla fine, per quanto difficile possa essere siamo tutti noi, i cittadini, insieme e singolarmente che potremo, secondo il Capo dello Stato fare la differenza nei mesi che verranno, e produrre “un’autentica reazione vitale come negli anni più critici per il nostro paese”. “Sono chiamate alla prova tutte le componenti della nostra società, l'insieme dei cittadini che ne animano il movimento, in una parola l'intera collettività nazionale. Questo è lecito attendersi dalle generazioni che oggi ne costituiscono la spina dorsale". "A voi che mi ascoltate – conclude il suo discorso il Presidente Napoletano - a tutti gli italiani, a tutti coloro che venendo da lontano operano in Italia nel rispetto delle regole e meritano il pieno rispetto dei loro diritti, un augurio più che mai caloroso e forte per l'anno che nasce. Per difficile che possa essere, lo vivremo con animo solidale, fermo, fiducioso".
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