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07-12-2008
THYSSENKRUPP, UN ANNO DOPO
Damiano: "la crisi minaccia anche la sicurezza". Gli estremi opposti che si incontrano in un luogo, in un tempo. La vita e la morte strette tra le mura di una fabbrica. L’una cede il passo all’altra. E tutto finisce. Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi hanno conosciuto l’incedere della morte sulla vita proprio lì, sul posto di lavoro, lungo la linea 5 dell’acciaieria torinese della multinazionale ThyssenKrupp. Era la notte tra il 5 e il 6 dicembre di un anno fa. Da allora, la lista dei caduti sul lavoro non si è mai fermata. Centinaia i morti, migliaia i feriti. Una carneficina che si ripete con brutale quotidianità e con assurda puntualità. “Mille morti all'anno sono le cifre di una guerra – ricorda il segretario del PD, Walter Veltroni - e a perdere è sempre l'esercito dei lavoratori italiani". Quell’esercito su cui è costruito il nostro Paese e che viene troppe volte dimenticato. Specialmente ora, quando la crisi economica si fa sempre più pesante e quando le famiglie rischiano di vedere il proprio futuro sempre più a rischio. La sicurezza sul lavoro passa attraverso regole più stringenti e pene più severe, ma anche attraverso la serenità che lo Stato deve garantire a quei lavoratori che ogni giorno permettono al motore economico del nostro Paese di continuare a girare. “In un momento di crisi come l’attuale, in cui aumentano cassa integrazione, mobilità e licenziamenti, ,- ha detto in una nota Cesare Damiano, viceministro del lavoro del governo ombra del PD - c’è il rischio che, sotto il ricatto occupazionale, l’applicazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro si facciano più labili. Ci auguriamo quindi che il governo rinunci, come sta facendo, a rallentare l’applicazione della legge sulla sicurezza sul lavoro o addirittura a cancellarne in modo unilaterale alcuni punti, e scelga piuttosto la strada di una applicazione rapida e rigorosa: questo vale per la legge 81 e per il decreto sui lavori usuranti”. Nell'esprimere vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime della ThyssenKrupp anche il senatore del PD Paolo Nerozzi, vicepresidente della Commissione per le morti e gli infortuni sul lavoro, è convinto che il modo migliore per ricordare la tragedia e i lavoratori morti nell'inferno di un anno fa sia “far rispettare la sentenza della magistratura e applicare integralmente il Testo Unico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro voluto nella scorsa legislatura dal Ministro del Lavoro Cesare Damiano e approvato dal Governo guidato da Romano Prodi". "Non può che esserci grande preoccupazione quando sentiamo che il governo sarebbe intenzionato a modificare, a stravolgere il Testo Unico. Non può che esserci allarme - continua Nerozzi - quando leggiamo su un quotidiano nazionale come il Manifesto, voce storica dell'informazione in Italia, l'ipotesi avanzata da Confindustria che vorrebbe una 'sterilizzazione' delle sanzioni soprattutto per le piccole e medie imprese e un esclusione dei lavoratori a tempo determinato e di quelli 'somministrati' dalle tutele. L'Italia come recita la Costituzione è una Repubblica fondata sul lavoro. Lavorare è un diritto. È drammatico che ogni anno più di mille persone escano di casa la mattina e non vi facciano mai più ritorno per esercitare un loro sacrosanto diritto e inevitabile dovere. Lo Stato ha il dovere di tutelare il lavoro e i cittadini lavoratori". "Il Ministro del lavoro Sacconi - conclude Nerozzi - non può nascondersi dietro le l'imprese per portare avanti il suo disegno di demolizione delle misure previste nel Testo Unico voluto da Damiano e Prodi rischiando così di negare le dovute garanzie per la salute e la sicurezza a chi onestamente fa ogni giorno il proprio mestiere". A Torino, sabato, un corteo è partito dallo stabilimento Thyssen e ha raggiunto il Palagiustizia. Vi hanno partipato sindacati di base, associazioni di familiari di vittime sul lavoro, studenti, docenti. Mancavano però i rappresentanti dell’esecutivo. “L’assenza di governo e Confindustria – dice Antonio Boccuzzi, unico superstite dell’incendio e oggi parlamentare PD - è un fatto che preoccupa e amareggia perché così facendo si cerca di rimuovere la memoria di quella tragedia e di quanti hanno pagato e purtroppo pagano con la vita il solo fatto di lavorare. Al di la del mio personale e diretto coinvolgimento nella vicenda – continua Boccuzzi - ritengo che l’aver disertato un appuntamento dall’alto valore simbolico sia un pessimo segnale per il futuro dei lavoratori” Non dimenticare l’atroce tragedia dei lavoratori della Thyssen è non solo un dovere morale, ma un impegno politico: "un paese civile,- ricorda Piero Fassino - non può tollerare che ogni anno 1500 persone muoiano lavorando. Ed è certo sconcertante che nessun esponente del governo e della sua maggioranza abbia sentito la sensibilità di essere questa mattina (sabato, ndr.) accanto ai familiari delle vittime”. L'anniversario della tragedia è stato ricordato anche con una messa privata al cimitero monumentale, dove è stata posata una lapide in ricordo delle vittime, mentre la sera di sabato è stato inaugurato, in corso Valdocco, il murale appena terminato in ricordo degli operai. Intanto, la Fiom ha annunciato l'intenzione di costituirsi parte civile in tutti i processi per incidenti sul lavoro: lo spiegherà venerdì all'assemblea nazionale dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) eletti nelle liste dei metalmeccanici della Cgil. Il processo ai vertici Thyssen comincerà il 15 gennaio, alla Corte d'Assise di Torino: l'ad della ThyssenKrupp è accusato di omicidio volontario, altri cinque dirigenti di omicidio colposo.

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