14-10-2008
LE PROPOSTE DEL PD PER LA CRISI ECONOMICA: RIPARTIRE DAL LAVORO
POTERE D'ACQUISTO, PRECARI, SICUREZZA, EUROPA, RISCHI SUL LAVORO. Trovare una soluzione rapida ed efficace per limitare i danni che la crisi finanziaria mondiala rischia di provocare all’economia reale. Il compito è difficile, ma possibile. “La ricetta di politica economica è complessa perché la crisi è complessa”, afferma Cesare Damiano, viceministro del Lavoro del governo ombra del Partito Democratico, a margine dell’incontro che il PD ha dedicato al tema del lavoro e dei salari. “C'è un aspetto finanziario, - continua - un'economia di carta che in qualche modo va aiutata ad uscire dalla sua crisi, ma non lasciando dopo le cose come stavano. Perché l'economia di carta, come abbiamo visto, non solo non regge ma avrà un impatto negativo con l'economia reale”. “In secondo luogo - prosegue l'esponente del Pd – bisogna evitare che crisi industriali, ad esempio la stretta del credito, possano avere ripercussioni di carattere occupazionale di cassa integrazione, creando così una situazione di aumento del tasso di disoccupazione, già in salita in questo paese”. Potere d’acquisto. Per il viceministro ombra il problema legato al potere d’acquisto e ai consumi è di urgente e fondamentale importanza. “Bisogna abbassare la pressione fiscale sulle retribuzioni, - dice - estendere la quattordicesima del governo Prodi alle pensioni basse e progressivamente a quelle medie”. Questa, continua l’esponente PD, sarebbe “una misura di equità sociale ma anche una misura di politica economica importante”. “Più potere d'acquisto, più consumi significa fermare, mettere in retromarcia una situazione di crisi e recessione. Le nostre proposte - continua Damiano - sono da questo punto di vista molto precise: equità si coniuga con sviluppo” Sicurezza. Strettamente legata al tema del lavoro è anche il tema della sicurezza. Damiano, ai microfoni di Ecoradio, ricorda l’impegno del governo Prodi in merito e lancia un appello all’attuale Esecutivo affinché “applichi le leggi che abbiamo fatto. Chiediamo, per questo, che il testo unico sulla sicurezza del governo Prodi venga varato in tutte le sue parti”. “Il Governo - continua Damiano - dice di andare nella stessa direzione che noi abbiamo iniziato ma invece il testo è stato toccato in ben 11 parti. C'è stato un abbassamento del livello delle tutele. Loro voglio semplificare ma in realtà si arriva solo ad un abbassamento del livello delle tutele. La legge va applicata. Questa è la richiesta che noi avanziamo”. Dopo il richiamo al governo, Damiano chiede un segnale forte anche a Confindustria che “dovrebbe spingere per applicare questa legge. Visto che Emma Marcegaglia si è dedicata ai temi della sicurezza sul lavoro. Siamo tutti d'accordo sulla prevenzione e sull'informazione – conclude il ministro ombra - ma non fermiamoci all'aspetto delle sanzioni”. Precari. Cesare Damiano ne approfitta anche per replicare alle dichiarazioni del ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta. L’esponente del governo aveva polemizzato con il senatore Ignazio Marino e il vice ministro ombra Cesare Damiano per la loro propensione a “dare numeri a casaccio”. I “numeri” in questione erano relativi alla quantità di lavoratori precari della P.A. che avrebbero subito un impatto occupazionale a causa delle misure del governo. Non si fa attendere la replica Damiano: "Il ministro Brunetta gioca con le persone e bara sui numeri. Fin dall'inizio abbiamo detto, chiaramente, che 60mila era il numero di lavoratori precari nell`intera P.A. che subiranno un primo impatto occupazionale a causa delle misure del governo. Nessuno ha mai detto che tale numero facesse riferimento ai dipendenti precari della ricerca". Precisazione, quest’ultima, a cui si è invece appigliato Brunetta per la sua dichiarazione. Europa. Da Torino anche Enrico Letta, ministro ombra del Lavoro e delle Politiche sociali, durante l’incontro organizzato dal Partito Democratico, è intervenuto sull’intesa anticrisi raggiunta dai 15 paesi europei riuniti a Parigi. “A questo punto – ha detto Letta - spero si sia capito che l'Europa non è il problema. L'Europa, semmai, è la soluzione”. Una soluzione, dunque, che passerebbe attraverso un maggiore impiego di regole e di autorità che vigilino sull’economia e sui mercati a livello europeo. “La colpa dell'accaduto - ha aggiunto il ministro ombra del PD - è in buona parte degli inglesi, che non hanno voluto che ci fosse un'autorità unica per la vigilanza a livello bancario europeo. L'economia e la finanza sono globali. Accanto non possono non esserci autorità globali, regole globali, e soprattutto la capacità di difendere i consumatori a livello globale”. Positivo quindi il giudizio di Letta sull’intesa raggiunta a Parigi. “Mi sembra che dopo una settimana di tentennamenti delle istituzioni internazionali e anche di quelle europee sia stata presa la strada giusta”. “Questa è la strada sulla quale muoversi, - ha continuato l’esponente PD - bisogna far ripartire la fiducia. L'atteggiamento della politica e delle istituzioni deve essere improntato alla responsabilità nazionale. In questo momento la gente pensa ai propri risparmi, per questo c'è bisogno di far circolare la fiducia”. Una fiducia tradita dalla finanza creativa “che ha trasformato i passivi in attivi, dato stipendi da capogiro, e fatto in modo che tutto fosse calcolato sui tre o sui sei mesi, anziché sui risultati veri”. “Questo – ha concluso l’esponente PD - ha spostato tutto dal reale al virtuale, ma ora è necessario tornare al reale: c'è bisogno di regole e di autorità che riescano a farle rispettare in Europa”. Rischi. La crisi finanziaria si ripercuoterà sull'economia reale e allora per gli "operai che già cedono il quinto dello stipendio per arrivare a fine mese e per i commercianti già in difficoltà crescerà il rischio dell'usura". Questo uno dei pericoli maggiori che il segretario del Partito democratico, Walter Veltroni, ha indicato durante l’incontro al Teatro Carcano di Milano dedicato alla crisi finanziaria. Il segretario PD ha inoltre detto di notare "sempre più spesso annunci che offrono soldi senza domandare garanzie", e di sapere dell'esistenza di "molti che non offrono denaro con gli annunci perché lo fanno fuori dalle vie legali con l'unico risultato dello strozzare le persone". Nelle parole di Veltroni non sono mancate stoccate al Governo. "Oggi – ha detto - le Borse sono andate bene, ma qualcuno venerdì voleva chiuderle. Questa sì che è una capacità di previsione sensazionale". Il leader del Pd si chiede anche come il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, possa dire che la crisi finanziaria non contagerà l'economia reale: "Oggi Berlusconi ha detto che la crisi non si riverbera sull'economia reale. Come si fa a dire una cosa così?". "Imprenditori e artigiani - ha aggiunto - sono terribilmente preoccupati. Tutte le famiglie sentono impoverirsi il bilancio. C'è una crisi dei consumi che quando si apre ha un effetto recessivo". Per il leader del Pd l'Italia che "era in crisi prima dell'avvento di questa crisi finanziaria", avrebbe bisogno di maggiori investimenti a favore di salari e pensioni. A tal proposito, bisogna far notare che "questo Governo ha buttato 2,5 miliardi per l'esenzione dell'Ici per coloro i quali neanche si accorgono di pagarla, ha buttato 1,5 miliardi per l'Alitalia caricando sulle spalle dei cittadini i debiti. Questi 4,5 miliardi si sarebbero potuti investire in stipendi e pensioni”. Sull’intesa dei 15, Veltroni ha spiegato che secondo il PD gli interventi statali in soccorso delle banche non devono diventare statalismo: "Non ci deve essere l'occupazione da parte della politica dei gangli dell'economia". Così, pur sottolineando di condividere le decisioni prese a Parigi, il segretario del Partito democratico Walter Veltroni ha commentato l'azione dell'esecutivo e le dichiarazioni fatte dai membri del governo. "Chi sono stati in Italia i profeti della deregulation? - ha domandato Veltroni alla platea che lo ascoltava a Milano - Erano quelli che sostenevano che il mercato dovesse essere lasciato alle proprie regole, libero da lacci e lacciuoli, e del resto dov'è nata Forza Italia se non con queste idee? La cosa sconcertante adesso è che quelli della deregulation sono passati dall'altra parte e sembrano statalisti degli anni '40, vogliono lo Stato ovunque”. Le accuse all’esecutivo sono proseguite anche in tema d’Europa: "Dovrebbero chiedere scusa anche perché ora sono tutti europeisti". Erano quelli per l'Europa minima e l'Europa come fastidio. Se, invece, l'Italia si è potuta sedere ieri a Parigi è stato grazie al governo Prodi che si è impegnato nel '96, '97, '98 e al presidente Ciampi".

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