13-09-2008
VELTRONI AI GIOVANI DEL PD: FORMAZIONE E SAPER ASCOLTARE LA VOSTRA VOCE
LA FORMAZIONE POLITICA, UNA DIMENSIONE ESSENZIALE La formazione politica è una dimensione essenziale di un partito che voglia definirsi democratico, nello spirito dell’articolo 49 della Costituzione. E del resto è la formazione in sé, è l’acquisizione di sapere, di conoscenza, ad essere quanto di più importante ci sia per la crescita di una società, per la sua armonia e la sua coesione, per la riduzione di quegli squilibri che si fanno più grandi e inaccettabili proprio lì dove il diritto all’istruzione è negato o mortificato. E’ la realtà del mondo che ce lo ricorda ogni giorno. E’ la storia del nostro stesso Paese che ce lo insegna. Per noi, per il pensiero democratico, la scuola è il centro di tutto. Per la destra, è un costo da tagliare. Per noi, la formazione è la chiave con cui una società dischiude il suo futuro. UNA GENERAZIONE SEMPRE IN VIAGGIO, LIBERA DAL CONFORMISMO La formazione politica, come la pensa e la vuole il Partito Democratico, non è indottrinamento. Non si tratta per noi di trasmettere di generazione in generazione un pensiero già fatto e finito. Nel Partito Democratico ci si forma partecipando, in modo sempre più attivo, alla ricerca culturale che impegna il partito e, più in generale, l’area democratica, riformista, progressista, in Italia, in Europa, nel mondo. Noi ci auguriamo di formare una generazione orgogliosa dell’identità democratica, ma curiosa, sempre in viaggio, guidata dalla libertà intellettuale e non da conformismo e facili certezze. LA CULTURA DELL'IO SEPARATO DAL "NOI" NON APPARTIENE ALLA POLITICA La politica è sapersi pensare sempre in relazione agli altri. E’, deve essere, consapevolezza che se il tempo del “noi” collettivo che schiacciava le aspirazioni e i sogni di ogni “io” è per fortuna finito, quello dell’ “io” separato dal “noi” non le appartiene. Certamente non appartiene alla politica dei democratici. E altrettanto certamente rappresenta un virus che può far solo male ad una comunità, a società come le nostre, attraversate già di per sé da fenomeni e tendenze che sembrano fatte apposta per disgregare, spezzettare, disperdere tutto in mille rivoli. LA DESTRA, UN CLIMA SENZA VALORI, LA RINASCITA MORALE La destra è responsabile di questo clima di una società senza valori, di una società egoista e spietata, in cui tutti coltivano solo il proprio desiderio individuale e si considera la missione e l’impegno collettivo e solidale una favola inutile per buoni sentimenti. L’Italia deve rinascere moralmente, deve darsi un nuovo sistema di valori, deve sconfiggere l’egoismo e il cinismo, che la stanno corrodendo in profondità. L’“io” separato dal noi diventa sempre più forte. E la separazione sta diventando, come non vederlo, sempre più contrapposizione. E’ l’“io” contro “gli altri”. LA POLITICA E IL PRINCIPIO CHE "OGNI UOMO E' MIO FRATELLO" E’ invece solo dalla politica che possono nascere le risposte. Quelle immediate, che garantiscano a ogni cittadino quel diritto alla sicurezza, e vorrei dire alla serenità, che è un suo bene fondamentale e inalienabile. E insieme quelle capaci di intervenire nel tempo più lungo e nel modo forse più difficile, ma certo indispensabile, lavorando per cambiare la mentalità, la cultura dominante, la condizione di un Paese, di una società. E’ la politica che deve contribuire ad affermare il principio opposto all’egoismo sociale, opposto all’odio che porta all’imbarbarimento dei rapporti umani: il principio che “ogni uomo è mio fratello” e che ciò che lui vive, ciò che soffre o che sogna, coinvolge anche me, “mi riguarda”. SOTTO ATTACCO E' LA POLITICA, NON PIU' IL SUO LIMITE Sotto attacco non è più il limite della politica, come nel Novecento, in nome di una visione totalitaria della politica stessa. Ad essere messa in dubbio è la politica stessa: e attraverso di essa la possibilità per la ragione e la coscienza degli uomini non di determinare, ma perfino di orientare il corso della storia. La forza del pensiero neo-conservatore sta nella sua sintonia con il senso comune: tutti noi, in definitiva, ci sentiamo in balia di forze soverchianti, di gran lunga più grandi e più forti di qualunque nostra capacità di comprensione e di azione. L'ETA' DELL'ABBONDANZA CI STA RENDENDO PIU' POVERI Solo nell’ultimo mezzo secolo il mondo ha perso un quarto del suo suolo fertile e un terzo delle sue foreste. Entro i prossimi cinque anni, come ha osservato recentemente il premio Nobel Al Gore, c’è il 75% delle possibilità che la calotta artica scompaia completamente durante il periodo estivo. Fermare la distruzione dell’ambiente, del nostro capitale naturale, è davvero il primo comandamento della sopravvivenza umana. Ridurre drasticamente i consumi di petrolio e di carbone è la condizione per fermare la crisi climatica, ed è una condizione vitale per noi, perché i mutamenti climatici mettono a rischio il benessere, la sicurezza, e forse l’esistenza stessa della nostra specie. Non quella del pianeta, che in ere lontane ha conosciuto, adattandosi, molti altri sconvolgimenti climatici. La nostra esistenza: quella dell’umanità. I TRE BASTIONI DEL PENSIERO NEO-CONSERVATORE Tre sono i bastioni sui quali il pensiero neo-conservatore fonda la sua visione di chiusura difensiva rispetto alle sfide poste dalla globalizzazione. Il primo bastione è il territorio, come antidoto allo spaesamento prodotto dalla globalizzazione. Come gli abitanti delle città e dei villaggi, che si prevede saranno colpiti da un uragano, rinforzano gli argini e sbarrano porte e finestre, così la prima reazione al disordine globale è la chiusura locale. “Padroni in casa nostra”: un grido angosciato che può diventare aggressivo, che può esprimere la causa di un separatismo substatuale, nel caso di paesi con stati deboli, come è il caso dell’Italia. Il secondo bastione, fortemente interconnesso col primo, è l’uso politico della religione, perlopiù identificata con i valori tradizionali, sui quali si fonda l’identità di una comunità. Il terzo bastione è il populismo. Quando si vive nell’ansia, nell’apprensione, nella paura, si chiede alla politica una cosa sola: capacità di decisione. Attenzione: non la decisione finalizzata alla soluzione dei problemi, con la pazienza, il rigore, il rispetto della complessità che questo richiede. No, la decisione che viene invocata è quella che ci possa difendere dalla minaccia esterna che si avverte come incombente. Il nostro tempo, il tempo della destra populista, può essere il tempo della democrazia che si riduce. LA SFIDA E' RICONQUISTARE UNA VISIONE UMANISTICA DELLA STORIA La sfida sul terreno politico e culturale è quella di mettere in evidenza il limite radicale della risposta neo-conservatrice alla globalizzazione: alla sua formidabile e finora imbattuta capacità di alimentare e rappresentare le paure indotte dalla globalizzazione, corrisponde una radicale incapacità, teorica prima ancora che pratica, culturale prima ancora che politica, di rimuovere le cause della paura stessa, dando vita ad una nuova stagione umanistica, ad un nuova fase di espansione democratica. Questo compito spetta a noi. Questa è la sfida che abbiamo davanti. Questa è la missione che può riempire di senso il nostro impegno politico. Per portarla a termine con successo, dobbiamo porci l’obiettivo, ambizioso ma realistico, di riconquistare ad una visione umanistica della storia, ad un pensiero neo-democratico, i tre bastioni del pensiero neo-conservatore. LA RISPOSTA NEO-DEMOCRATICA Innanzi tutto il territorio. Utilizzato come paradigma di chiusura difensiva, in chiave protezionistica, separatista, nazionalista, è la loro forza. Ma c’è un’altra cultura del territorio, non meno forte e ancor più radicata. Al nazionalismo separatistico delle piccole patrie, si può opporre con efficacia la nostra cultura dei liberi comuni, del municipalismo a rete, delle cento città, dei gemellaggi internazionali, dei sindaci come radice profonda della statualità democratica. Secondo bastione: i valori. Il rapporto a prima vista problematico tra religione e democrazia, ove correttamente impostato, può rappresentare un formidabile fattore di rilancio umanistico della politica democratica. In una parola, si potrebbe definirla come la cultura, l’etica dell’accoglienza, in nome del valore della fratellanza umana universale. Sul terzo bastione del pensiero neo-conservatore, quello del populismo, della torsione della democrazia in senso plebiscitario e decisionista, la nostra proposta deve essere quella di una nuova cittadinanza democratica, che fondi la cultura della decisione, assolutamente ineludibile, sulla cultura della partecipazione democratica, ugualmente indispensabile. UN IMPEGNO IN TRE DIREZIONI Riforme istituzionali, che conferiscano maggiori capacità di decisione alla democrazia, quindi dentro e non fuori il sistema dei pesi e contrappesi dello stato di diritto; un nuovo circuito mediatico nel rapporto tra società e politica, volto a ridimensionare il peso dei media unidirezionali, come la televisione tradizionale, e a rafforzare quelli interattivi, a cominciare da internet; la costruzione di una rete democratica internazionale, che abbia come obiettivo il rafforzamento delle istituzioni sopranazionali: in Europa, con un rilancio del federalismo europeo e una battaglia in campo aperto contro le posizioni euroscettiche, e nel mondo, lavorando ad multilateralismo efficace. RADICAMENTO E INNOVAZIONE Perché i problemi, per essere compresi davvero, devono bruciare sulla propria pelle come un’urgenza. E perché oggi più che mai ci accorgiamo di quanto fosse vera la profezia di Albert Einstein per cui “i problemi non possono certo venire risolti dalla mentalità che li ha creati”. UNA VERA RIVOLUZIONE ENERGETICA Pensiamo proprio all’emergenza ambientale. E’ solo con un grande cambiamento culturale e politico, quello che sta ai democratici e ai riformisti rappresentare, che si può affrontare la prima delle grandi questioni che oggi pesa sul futuro dell’umanità. Un cambiamento che nasca da una nuova etica della responsabilità, da un pensiero globale, dalla capacità di assumere decisioni che riflettano sulle conseguenze non solo per chi è nostro contemporaneo o nostro vicino, ma per le generazioni che verranno e per tutti coloro che oggi dividono questo mondo insieme a noi. Un cambiamento che significhi una vera, radicale rivoluzione energetica. RIPORTARE IL PENDOLO ECONOMICO DALLA PARTE DEL LAVORO Pensiamo poi all’altra grande sfida di innovazione rappresentata dalla possibilità di disegnare un nuovo sistema di welfare che riconosca la nuova realtà globale e sia la migliore alternativa alle invocazioni di chiusure protezionistiche, che risponda in modo positivo alla domanda di protezione sociale e di opportunità che sale dai cittadini europei, che garantisca formazione a chi perde il posto e sostenga la transizione da un lavoro all’altro. Ci sono enormi diseguaglianze tra i paesi e nei paesi, e c’è una “insostenibilità sociale”, oltre che ambientale, che ormai è sotto gli occhi di tutti. E c’è una sorta di pendolo, quello del potere economico, che in questi anni si è spostato dal lavoro al capitale, entrambi arrivati a livelli record, il primo in senso negativo e il secondo in senso positivo. Compito dei riformisti, compito della politica, è far sì che questo pendolo torni su una posizione più favorevole al lavoro. Liberando dalla precarietà tutte quelle persone, giovani e meno giovani, che vedono infrangere le proprie aspettative in una serie infinita di contratti di pochi mesi. E ancora riconoscendo giuste retribuzioni, salari più alti a chi ha visto sminuire il valore della propria attività e concretamente precipitare il proprio potere d’acquisto. LA FELICITA' E' REALE SOLO SE CONDIVISA (proiezione di uno spezzone del film "Into the wild") Guardate, è così, ed è solo così, che il cammino degli uomini è andato avanti. Con la passione e con la forza di chi ha saputo pensare non solo a se stesso e al presente, ma agli altri e al futuro. Di chi concepisce così la politica e di questa politica è interprete e artefice. Volgete indietro lo sguardo, seguite il percorso dell’umanità, anche solo quello degli ultimi cent’anni. Ad ognuna delle tappe più importanti, ovunque nel mondo, corrispondono le idee e l’azione dei democratici, non di altri. DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA CI SONO STATI I DEMOCRATICI Dalla parte giusta della storia, fin da quando i “dannati della terra” e i “miserabili” cercavano nella solidarietà la risposta ai loro bisogni e alla loro volontà di emancipazione, ci sono stati i democratici, non la destra. C’erano i democratici, non la destra, con le prime suffragette, con le donne che conquistavano il diritto di voto e che si preparavano alle tante e vittoriose successive battaglie di emancipazione. C’eravamo noi, non la destra, quando i braccianti si battevano per la terra e i contadini fondavano le casse rurali per difendersi dal bisogno con la solidarietà. E quando in fabbrica gli operai alle rivendicazioni salariali imparavano ad unire le richieste di più diritti, più libertà, più riconoscimento della dignità del loro lavoro. C’erano i democratici, non la destra, a battersi per far uscire il mondo dall’oscurità più profonda in cui mai l’umanità sia caduta, per far cessare il rumore delle armi e porre fine ad una guerra che aveva fatto milioni di vittime, per spegnere le fiamme di quell’inferno in terra che aveva inghiottito un intero popolo innocente. C’erano i democratici, non la destra, a sostenere le ragioni della civiltà e del progresso quando uomini coraggiosi si battevano per chiudere i manicomi e per affermare un altro modo per curare il disagio mentale. C’erano i democratici, non la destra, a lottare per i diritti dei neri d’America e a scrivere le leggi che iniziarono a realizzare il sogno fatto quarantacinque anni fa dal reverendo Martin Luther King. C’erano i democratici, non la destra, a sostenere la lotta contro l’apartheid in Sud Africa e a salutare Nelson Mandela finalmente libero e poi alla guida del suo popolo riconciliato. Ci sono i democratici, non la destra, a dire che oggi non si può lasciare il compito di proteggere i più esposti ai venti della globalizzazione a chi in realtà non si preoccupa minimamente della necessità di una crescita più uguale e di uno sviluppo sostenibile. Questo siamo noi. Questa è la nostra storia. L'UNICA STRADA POSSIBILE La destra sta rovinando economicamente, politicamente e moralmente l’Italia. Il dramma di questo Paese è che non ha mai avuto, ad eccezione del primo centrosinistra e del primo Governo Prodi, una maggioranza riformista che lo abbia cambiato. L’Italia si renderà conto a breve che sette anni di governo della destra l’hanno ridotta nella condizione drammatica in cui si trova oggi. Solo noi possiamo essere l’alternativa nuova di cui il Paese ha bisogno. Dobbiamo saperlo e lavorare perché al tramonto del berlusconismo corrisponda l’alba di una stagione di riforme, di modernizzazione e di moralizzazione della vita pubblica. Contro la conservazione, il coraggio del cambiamento. Contro la paralisi della paura, la forza della speranza. Contro la chiusura in se stessi, l’apertura agli altri e al mondo. E’ il solo modo, anche oggi, oggi più di ieri, in cui potremo governare il cammino. Solo così, con questo spirito e con queste idee, potremo allontanare da noi i rischi più grandi che le sfide di questo tempo ci consegnano, e imboccare l’unica strada possibile: quella dell’equilibrio ecologico, della coesione sociale, di una forte e viva democrazia.

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