24-08-2008
OBAMA SCEGLIE BIDEN COME SUO VICE. AL VIA LA CONVENTION DI DENVER
Obama sceglie Biden Al via il congresso di Denver Joe Biden da una parte, Mitt Romney dall’altra. Alla vigilia della convention democratica le ultime carte sono state scoperte, i misteri sono stati svelati. Mentre da parte repubblicana la nomina dell’ex governatore del Massachusetts candidato alle ultime primarie presidenziali era già nell’aria da tempo, quella di Joe Biden appare un po’ a sorpresa sulle prime pagine dei giornali. Il senatore del Delaware, infatti l’ha spuntata su nomi annunciatissimi come la governatrice del Kansas, Kathleen Sabelius, e il governatore della Virginia, Tim Kaine. Convention. Si aprirà il 25 agosto a Denver il congresso dei democratici che farà da apripista alla fase più intensa della campagna elettorale, ma il neonato ticket Obama-Biden ha avuto già il suo battesimo mediatico nel luogo più suggestivo: quello che vide, 150 anni fa, Abramo Lincoln pronunziare uno dei suoi discorsi più famosi; lo stesso luogo da cui Barack Obama aveva lanciato la sua sfida all’America. "Ho cercato un leader che fosse pronto a intervenire ed essere presidente, oggi sono tornato qui con una risposta: quella persona è Joe Biden". Dice il senatore afroamericano dal palco di Springfield (Illinois) con fare sincero e sicuro. Joe Biden, in effetti, con la sua lunga esperienza politica, sembra potere completare il giovane Obama e rispondere agli attacchi più pericolosi dello staff repubblicano. Presidente della commissione affari internazionali del Senato, Joe Biden rappresenta un vero antidoto alle polemiche scatenate dai repubblicani verso l’inadeguatezza di Obama a guidare un paese come l’America. La sua esperienza, specialmente in campo internazionale, può mettere facilmente in imbarazzo John McCain, che in fatto di politica estera è riuscito già a collezionare numerose gaffes. Sbagli, errori e figuracce, di cui il candidato repubblicano non sembra volersi più privare. Seven. L’ultimo strafalcione riguarda l’economia americana, uno dei temi principali di questa campagna elettorale. Il 20 agosto McCain ha dichiarato qualcosa come “Le basi dell’economia americana sono solide”; a distanza di poche ore, non ha saputo rispondere in modo preciso a un giornalista che gli chiedeva quante case possiede: “Non ricordo, devo chiedere al mio staff”. I democratici non aspettano molto per cogliere la palla al balzo e nel giro di poche ore producono un video/spot che invade la rete. Al centro del breve filmato le due infelici uscite del veterano del Vietnam. La prima, quella sulla solidità economica del sistema americano, viene contrapposta all’immagine di una casa foreclosure, pignorata. Poi ancora pochi secondi e la voce narrante si sofferma sulla fatidica domanda di cui il repubblicano non conosce la risposta. Risposta che però conoscono i democratici: sette. Sono tante le case di proprietà di McCain, cioè la cifra che da anche il nome al video dei democratici: Seven. Titolo ambiguo perché ricorda da vicino il celebre thriller sui vizi capitali, sette appunto, e perché fornisce un tocco inquietante ad un video che associa il timbro ironico e dissacrante della voce fuori campo ad un montaggio astuto e preciso dove si mescolano le frasi incriminate di McCain ai timori della middle class americana per la crisi dei mutui. Lo scivolone del repubblicano non è passato inosservato nemmeno agli occhi di Biden, che già al suo primo intervento insieme ad Obama ha attaccato il temuto avversario a tutto campo: dalla gaffe immobiliare, all’ingombrante appoggio dell’attuale presidente americano. “Conosco McCain, è un uomo straordinario – ammette Biden - ma lui non può cambiare l'America, visto che hai il sostegno del presidente Bush". Iraq. La convention democratica servirà a tratteggiare le linee guida da seguire fino a novembre e a ricompattare il partito in vista della battaglia elettorale. Specialmente ora che il distacco tra i due contendenti si fa sempre più ridotto, bisognerà difendersi dalle astute strategie della compagine repubblicana. La guarra in iraq, ad esempio, rimane uno dei temi più importanti, accanto ad economia e sistema sanitario, che i due candidati stanno trattando con cura e attenzione. Nello stesso tempo infatti, sembra che entrambi i candidati vogliano fornire agli elettori il senso di protezione, di sicurezza. Sembrano voler garantir loro il proseguimento della lotta contro il terrorismo, senza gli errori commessi finora dall’amministrazione Bush. Ma mentre Barack Obama si è sempre detto favorevole al ritiro graduale delle forze a stelle e strisce dall’Iraq, John McCain ha dovuto invece fare più volte marcia indietro sulle proprie dichiarazione rimanendo consapevole del pesante fardello ereditato da Bush. Fardello che però sembra destinato a scomparire a tempo di record grazie all’opportuna, quanto sospetta, revisione dell’agenda irachena. Un nuovo calendario che vede nel termine massimo del 30 giugno del prossimo anno il ritiro completo delle truppe. Strategia. Lo stravolgimento del programma della Casa Bianca arriva a sorpresa, dopo che più volte Bush aveva rifiutato di chiudere la partita di Baghdad in un così largo anticipo. Una sorpresa che è solo apparente. Il ritiro è in realtà una “non-presenza”, meno invadente, dunque meno mediatica. I militari statunitensi si ritirerebbero dalle città entro i confini delle basi militari sparse nella zona, ma manterrebbero comunque la facoltà di intervenire in situazioni di emergenza non meglio specificate. Un segnale “camuffato” per aiutare l’amico McCain che, tra crisi finanziaria e spese militari che i contribuenti non sono più disposti ad accettare, dovrà far dimenticare la “catastrofe” Bush prima che lo faccia il duo Obama-Biden.

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