01-08-2008
2 AGOSTO: STRAGE DI BOLOGNA 28 ANNI DOPO
Commemorazione tra dolore e le polemiche. A distanza di 28 anni, il 2 agosto rappresenta ancora la data del ricordo e dello sdegno contro il terrorismo. Una pagina tristissima della storia italiana e una motivazione a non abbassare mai l'impegno nella difesa dei valori democratici su cui si fonda il nostro Stato. Le lancette dell'orologio sul piazzale segneranno per sempre le ore 10.25 da quando una bomba il 2 agosto 1980 distrugge completamente la sala d'aspetto di seconda classe e il ristorante della Stazione Centrale di Bologna. L'Italia si ferma davanti alle 85 vittime e i 200 feriti ripiombando nell'inerme paura del terrorismo. Molti “perché” rimangono un mistero per diversi anni fino alla condanna dei brigatisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini come mandanti ed esecutori del terribile evento. Sebbene il lutto rimane una ferita indelebile, alla vigilia della commemorazione ogni anno non mancano mai polemiche e contestazioni che per lo più discreditano i protagonisti delle stesse operazioni di propaganda. Il 2008 verrà quindi anche ricordato per il tentativo da parte dai deputati Pdl Italo Bocchino e Enzo Raisi di riaprire il “caso” passato per tutti i gradi del giudizio con una lettera in cui, a giustificazione del loro revisionismo storico, citano i lavori della “attendibile” commissione Mitrokin e una pista eversiva palestinese. Un attacco alla Procura di Bologna che a giudizio dei due onorevoli dimostra un atteggiamento “incomprensibile e provocatorio”. Forse un semplice tentativo di riallinearsi alla linea del premier nella costante denigrazione della magistratura per dimostrare che anche i deputati del Pdl sono all'altezza dei colleghi senatori. La pronte risposte alle pressioni sui giudici vengono dal sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, il presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime, Paolo Bolognesi e da un gruppo di otto parlamentari del Pd di Bologna. Per Cofferati quella di sabato sarà ''una giornata importante nella quale la memoria, come è accaduto e come accade, non deve essere condizionata da ipotesi infondate di revisionismo. Esiste una verità appurata da tempo e confermata da molti gradi di giudizio”. Per Paolo Bolognesi la riapertura del processo della strage alla stazione di Bologna è subordinata all'esistenza di prove concrete: “le famiglie delle vittime non bloccano la riapertura del processo. Diciamo solo che devono essere i giudici a deciderlo, avendo delle prove. Non ci opporremmo certo se esistessero prove serie". A Enzo Raisi, parlamentare di Alleanza Nazionale manda a dire: "Non deve sottoporre alle famiglie i documenti. Vada in tribunale". Al Governo, Bolognesi chiederà segnali precisi sul segreto di Stato e sulla legge a favore delle vittime delle stragi e del terrorismo: "Passati i 30 anni dall'evento, tutti gli elementi devono essere catalogati e resi pubblici. Poi saranno i giudici a valutare. Questo è l'obiettivo al quale puntiamo". “Il giorno del 2 agosto sia dedicato alla commemorazione delle vittime, con rispetto e solidarietà per le loro famiglie”. E' l'esortazione di otto parlamentari del Pd di Bologna che ribadiscono la “fiducia nella Magistratura”, perché “ogni anno, all'approssimarsi dell'anniversario della strage, siamo costretti ad assistere al tentativo di rimettere in discussione le indagini e le conseguenti sentenze della Magistratura che, in diversi gradi di giudizio e con ben due sentenze passate in giudicato, hanno riconosciuto la colpevolezza dei responsabili della strage di Bologna”. La nota è sottoscritta dai deputati Gianluca Benamati, Antonio La Forgia, Donata Lenzi, Salvatore Vassallo e Sandra Zampa, e dai senatori Rita Ghedini, Gian Carlo Sangalli e Walter Vitali. In una girandola di emozioni, il governo annuncia la partecipazione del guardiasigilli Angelino “Lodo” Alfano. Poco dopo viene revocata la partecipazione del ministro della Giustizia “per tagliare alla radice – spiega una nota di Palazzo Chigi - le polemiche già avviate e che avrebbero finito per mancare di rispetto alle vittime”. Al suo posto viene annunciato il ministro per l'Attuazione del Programma, Gianfranco Rotondi il quale rinuncia per protesta dopo un'intervista all'assessore di Bologna Libero Mancuso pubblicata dal Corriere della Sera. In una lettera a Cofferati scrive: "Caro sindaco, di fronte all'intervista del suo assessore al Corriere della Sera, nella quale vengo insultato e presentato come 'uno sconosciuto personaggio incolore' che non vale manco la pena di fischiare, ripenso l'opportunità di rappresentare, domani, il governo. (...) La Sua giunta, che accoglie insultando il ministro rappresentante del governo, chiude il discorso prima di aprirlo. Se non ci volete non avete che da dirlo e spiegarlo ai familiari delle vittime''. Non è bastata la risposta di Cofferati con cui riconfermava “il rispetto e la stima” per il ministro a far cambiare idea a Rotondi. È bastato un accenno da Palazzo Chigi e la relativa dichiarazione di Berlusconi a chiudere il caso: «Alla cerimonia andrà Rotondi». Se non ci fosse lui...
2 AGOSTO: STRAGE DI BOLOGNA 28 ANNI DOPO
Commemorazione tra dolore e le polemiche. A distanza di 28 anni, il 2 agosto rappresenta ancora la data del ricordo e dello sdegno contro il terrorismo. Una pagina tristissima della storia italiana e una motivazione a non abbassare mai l'impegno nella difesa dei valori democratici su cui si fonda il nostro Stato. Le lancette dell'orologio sul piazzale segneranno per sempre le ore 10.25 da quando una bomba il 2 agosto 1980 distrugge completamente la sala d'aspetto di seconda classe e il ristorante della Stazione Centrale di Bologna. L'Italia si ferma davanti alle 85 vittime e i 200 feriti ripiombando nell'inerme paura del terrorismo. Molti “perché” rimangono un mistero per diversi anni fino alla condanna dei brigatisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini come mandanti ed esecutori del terribile evento. Sebbene il lutto rimane una ferita indelebile, alla vigilia della commemorazione ogni anno non mancano mai polemiche e contestazioni che per lo più discreditano i protagonisti delle stesse operazioni di propaganda. Il 2008 verrà quindi anche ricordato per il tentativo da parte dai deputati Pdl Italo Bocchino e Enzo Raisi di riaprire il “caso” passato per tutti i gradi del giudizio con una lettera in cui, a giustificazione del loro revisionismo storico, citano i lavori della “attendibile” commissione Mitrokin e una pista eversiva palestinese. Un attacco alla Procura di Bologna che a giudizio dei due onorevoli dimostra un atteggiamento “incomprensibile e provocatorio”. Forse un semplice tentativo di riallinearsi alla linea del premier nella costante denigrazione della magistratura per dimostrare che anche i deputati del Pdl sono all'altezza dei colleghi senatori. La pronte risposte alle pressioni sui giudici vengono dal sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, il presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime, Paolo Bolognesi e da un gruppo di otto parlamentari del Pd di Bologna. Per Cofferati quella di sabato sarà ''una giornata importante nella quale la memoria, come è accaduto e come accade, non deve essere condizionata da ipotesi infondate di revisionismo. Esiste una verità appurata da tempo e confermata da molti gradi di giudizio”. Per Paolo Bolognesi la riapertura del processo della strage alla stazione di Bologna è subordinata all'esistenza di prove concrete: “le famiglie delle vittime non bloccano la riapertura del processo. Diciamo solo che devono essere i giudici a deciderlo, avendo delle prove. Non ci opporremmo certo se esistessero prove serie". A Enzo Raisi, parlamentare di Alleanza Nazionale manda a dire: "Non deve sottoporre alle famiglie i documenti. Vada in tribunale". Al Governo, Bolognesi chiederà segnali precisi sul segreto di Stato e sulla legge a favore delle vittime delle stragi e del terrorismo: "Passati i 30 anni dall'evento, tutti gli elementi devono essere catalogati e resi pubblici. Poi saranno i giudici a valutare. Questo è l'obiettivo al quale puntiamo". “Il giorno del 2 agosto sia dedicato alla commemorazione delle vittime, con rispetto e solidarietà per le loro famiglie”. E' l'esortazione di otto parlamentari del Pd di Bologna che ribadiscono la “fiducia nella Magistratura”, perché “ogni anno, all'approssimarsi dell'anniversario della strage, siamo costretti ad assistere al tentativo di rimettere in discussione le indagini e le conseguenti sentenze della Magistratura che, in diversi gradi di giudizio e con ben due sentenze passate in giudicato, hanno riconosciuto la colpevolezza dei responsabili della strage di Bologna”. La nota è sottoscritta dai deputati Gianluca Benamati, Antonio La Forgia, Donata Lenzi, Salvatore Vassallo e Sandra Zampa, e dai senatori Rita Ghedini, Gian Carlo Sangalli e Walter Vitali. In una girandola di emozioni, il governo annuncia la partecipazione del guardiasigilli Angelino “Lodo” Alfano. Poco dopo viene revocata la partecipazione del ministro della Giustizia “per tagliare alla radice – spiega una nota di Palazzo Chigi - le polemiche già avviate e che avrebbero finito per mancare di rispetto alle vittime”. Al suo posto viene annunciato il ministro per l'Attuazione del Programma, Gianfranco Rotondi il quale rinuncia per protesta dopo un'intervista all'assessore di Bologna Libero Mancuso pubblicata dal Corriere della Sera. In una lettera a Cofferati scrive: "Caro sindaco, di fronte all'intervista del suo assessore al Corriere della Sera, nella quale vengo insultato e presentato come 'uno sconosciuto personaggio incolore' che non vale manco la pena di fischiare, ripenso l'opportunità di rappresentare, domani, il governo. (...) La Sua giunta, che accoglie insultando il ministro rappresentante del governo, chiude il discorso prima di aprirlo. Se non ci volete non avete che da dirlo e spiegarlo ai familiari delle vittime''. Non è bastata la risposta di Cofferati con cui riconfermava “il rispetto e la stima” per il ministro a far cambiare idea a Rotondi. È bastato un accenno da Palazzo Chigi e la relativa dichiarazione di Berlusconi a chiudere il caso: «Alla cerimonia andrà Rotondi». Se non ci fosse lui...
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