23-07-2008
SICUREZZA. DAL GOVERNO SOLO SLOGAN. BASTA TAGLI, BASTA BUGIE
“Ci troviamo di fronte a un paradosso. Mentre abbiamo approvato un decreto sulla sicurezza con l'impegno di tutti e una sollecitudine che corrispondono all'allarme sociale che c'è attorno a questo tema, dall'altra parte, si riducono le forze disponibili sul territorio: meno commissariati, meno volanti, meno uomini nell'ordine di diverse migliaia che potranno operare per tutelare la sicurezza dei cittadini”. Walter Veltroni prende la parola alla Camera dei deputati in occasione della discussione del ddl sulla perequazione tributaria. Il leader del Pd cita le ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi e lancia un appello: “Invito il governo a un ripensamento sui tagli alla sicurezza e alla scuola”. Il segretario del Partito democratico si rivolge al governo, rappresentato in aula dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito e insiste: “Rivolgo l'appello a un ripensamento da parte del governo di un taglio che è tra i più contraddittori. Date un segno immediato di ripensamento”, così da “consentire alle forze dell'ordine e alle forze armate di non essere al limite delle loro possibilità”. Veltroni parla chiaro: “Chiunque guardi lo scenario del Paese cosa vede? Vede il taglio in due settori, la scuola e la sicurezza, che sono esattamente quei settori nei quali non si dovrebbe mai tagliare ma investire. Mi auguro che a partire dalla prossima finanziaria possano arrivare dei segni che vadano nella direzione opposta, altrimenti potrebbe apparire persino offensivo” questo comportamento, in particolare, sottolinea, nei confronti delle forze dell'ordine e di tutti “coloro che operano per garantire la nostra sicurezza”. Il leader del PD spiega il senso del suon intervento a Montecitorio: “So che non è abituale che un leader politico prenda la parola per illustrare un ordine del giorno – esordisce il leader del PD – ma lo faccio con convinzione per sottolineare l'attenzione sul tema dei tagli alla sicurezza” introdotto con la finanziaria. Veltroni ricorda alcune dichiarazioni del premier che garantivano nessun taglio per il comparto sicurezza. “Da qui l'appello a dare un segnale immediato di ripensamento. Non abbiamo nessun atteggiamento ideologico”, ma se sono stati compiuti degli errori nel passato faremo in modo che non saranno più compiuti. “Ci sentiamo impegnati a sostenere le forze dell'ordine sul territorio”. Rapporto Ugl: 61% forze dell'ordine prende meno di 1200 euro, delusi da governo Per rafforzare la sua richiesta, il segretario del Partito Democratico cita il “Rapporto sulle condizioni socio-economiche delle forze di polizia”, elaborato dal Coordinamento per le politiche per la sicurezza dell’Ugl, secondo il quale le forze di polizia sono vittime dei bassi salari e di un eccessivo ricorso al credito al consumo, così come tanti altri lavoratori che soffrono della crisi economica in atto. Il 61% dei dipendenti che si occupano della sicurezza dello stato vive infatti con meno di 1.200 euro al mese e l'81% di loro ha impegnato parte dello stipendio per comprare beni e servizi a rate. Il 51%, invece, ha avviato procedure per il consolidamento del debito. Novemila gli intervistati (il 92% proviene dal centro-sud) tra Polizia di stato, Corpo forestale, Polizia penitenziaria e corpo dei Vigili del fuoco. Il dato è allarmante: “In questa situazione è in pericolo anche l'integrità morale dei nostri lavoratori, a cui è vietato fare un secondo lavoro", ha evidenziato Renata Polverini, segretario dell'Ugl, nel corso della presentazione dei dati. L'82% degli intervistati non è soddisfatto del proprio stipendio, “inferiore del 50% rispetto a quello percepito da un agente francese”. Un altro dato preoccupante è l'invecchiamento delle forze dell'ordine: l'età media, infatti, si aggira attorno ai 40 anni. Ancora, i problemi che riguardano la mobilità: gli agenti sono spesso costretti a vivere lontani dalle famiglie, perchè lo spostamento non è sempre assistito con strutture messe a disposizione e lo stipendio è troppo basso per affittare una casa. Il 64% non è, infatti, proprietario della casa in cui vive, ma il 93% ha acceso un mutuo e per il 91% degli intervistati questo incide di oltre la metà sul reddito. Anche per questo motivo l'82% dichiara che il lavoro, con i suoi ritmi, le sue esclusioni dalla vita sociale, è la causa principale del proprio disastro familiare e l'81% farebbe più figli se avesse la possibilità di avere maggiori infrastrutture su cui poter contare. “Abbiamo creduto in un programma elettorale, ma i provvedimenti intrapresi dimostrano che gli investimenti in questo campo non sono quelli preventivati, come la mancata defiscalizzazione degli straordinari – ha aggiunto la Polverini – e vengono effettuati dei tagli dallo Stato proprio in un momento in cui è scarsa la sicurezza soprattutto nelle grandi città e nelle aree del nord del paese, a causa dei flussi migratori non controllati”.

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