14-07-2008
IL DPEF DI TREMONTI DIMENTICA IL PROTOCOLLO DI KYOTO
Che l'ambiente e il protocollo di Kyoto non fossero nelle priorità del PDl si sapeva e il DPEF di Tremonti lo conferma. Nessuna traccia degli impegni presi. Rischio di ingenti multe. Un autentico fallimento. Il documento di programmazione economica e finanziaria si commenta da sé. Nelle sue 56 pagine non vi è traccia degli impegni assunti con il protocollo di Kyoto e il rischio di non riuscire ad onorare gli obblighi presi nell’antica capitale giapponese aumentano il rischio sanzioni. Lo denunciano Legambiente e Wwf che aggiungono all’allarme i numeri. A fronte dei tagli di 700 milioni di euro alle voci di impegno ambientale nel decreto per abolire l'Ici, infatti, potrebbe corrispondere una sanzione di 2,5 miliardi di euro all'anno per il periodo 2008 - 2012. "Nel mondo attuale - ha commentato il senatore Roberto Della Seta intervenendo in aula sul Dpef - occuparsi di ambiente, impegnarsi per ridurre l'inquinamento, per contrastare i mutamenti climatici, promuovere le tecnologie e le produzioni ad alto valore aggiunto ecologico, significa occuparsi di economia e di sviluppo. Un'evidenza che in Europa è persino banale, ma che il governo Berlusconi ignora completamente. Nel Documento di programmazione economico-finanziaria non c'è traccia delle questioni che riguardano l'insostenibilità ambientale e che influenzeranno gli scenari macro economici". "Nel Dpef – ha proseguito il capogruppo Pd nella commissione Ambiente - non c'è traccia di politiche per migliorare l'efficienza energetica del nostro Paese, né di come dovrà evolvere in futuro l'impegno italiano nella lotta al riscaldamento globale. Fra poco più di un anno a Copenaghen verrà firmato il Protocollo di Kyoto bis, nel 2012 scadrà il periodo entro il quale avremmo dovuto ridurre le nostre emissioni di gas serra del 6,5 per cento, mentre ad oggi sono cresciute di oltre il 10 per cento. Il Governo sembra ignorare che i mutamenti climatici, prima ancora che una minaccia per le generazioni future, rappresentano un problema maledettamente concreto per noi contemporanei, un problema che già oggi comporta costi economici e sociali rilevantissimi. Nel Dpef non c'è nulla di tutto questo, c'è invece l'idea del ritorno al nucleare. Rispondere al caro petrolio, ai problemi ambientali legati al consumo eccessivo di combustibili fossili con l'arma nucleare che, se tutto filerà molto liscio, l'Italia potrà brandire tra 15 anni, è peggio che sbagliato: è stupido". Un errore, dunque, uno stupido errore che l’Italia non può permettersi. Per il capogruppo del Pd nella commissione Ambiente si tratta di una rinuncia dell’Italia a recuperare il ritardo accumulato. Il nostro paese si è impegnato a tagliare le emissioni serra del 6,5 per cento entro il 2012, rispetto ai livelli del 1990, e invece finora queste emissioni sono cresciute di circa il 12 per cento. Un aumento vertiginoso che rischia di compromettere qualsiasi scommessa per il futuro. I tagli del governo Berlusconi colpiscono settori destinati non solo a ridurre l’inquinamento, ma anche a promuovere alternative utili il rilancio dell’economia nazionale. Spariscono infatti 77 milioni di euro per il potenziamento del trasporto via mare, 15 milioni per il trasporto ferroviario delle merci, 113 milioni per il trasporto pubblico locale, 30 milioni per l'ammodernamento della rete idrica nazionale, 162 milioni (in tre anni) per la ferrovia Roma - Pescara, 36 milioni per il trasporto urbano, 50 milioni per la diffusione della banda larga, 150 milioni per la riforestazione, 45 milioni per la demolizione degli ecomostri, 20 milioni (in tre anni) per le isole minori, 10 milioni per il recupero dei centri storici, 4 milioni per l'istituzione di aree marine protette, 12 milioni per il monitoraggio del rischio sismico, 3,5 milioni per interventi di difesa del suolo nei piccoli Comuni. Si tratta di un quadro che pecca di miopia. Senza lo sviluppo adeguato di una rete complessa di innovazione e sviluppo, in futuro l’Italia sarà costretta a ricoprire di pezze la falle che si accompagneranno alle molte già presenti nel sistema nostrano, nonostante l’impegno profuso dal governo Prodi a favore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Una miopia che si accompagna al deludente risultato raggiunto dall’ultimo G8. un risultato fallimentare secondo Ermete Realacci, Ministro dell’Ambiente del Governo Ombra del Pd, che commentando la dichiarazione finale del G8 sulle questioni climatiche auspica esiti migliori per il futuro appuntamento alla Maddalena. In quel contesto il governo dovrà non solo fare gli onori di casa, ma dovrà altresì promuovere, nonostante un Dpef che si priva di ogni lungimiranza di metodo, idee e proposte adatte a correggere gli errori commessi in Giappone. Errori che rimandano tutto al negoziato sul clima in sede Onu e alla prossima Conferenza di Copenhagen del novembre 2009 che dovrà disegnare gli scenari post-Kyoto per la lotta al Co2. Cancellando ogni impegno per la salvaguardia degli obiettivi italiani di Kyoto, il governo guidato da Silvio Berlusconi rischia, ancora una volta, di fare da fanalino di coda di un’Europa già all’avanguardia. L’ultimo, arretrato, paese che per seguire populismo e vacuità rinuncia al suo futuro. Da oggi sempre più a rischio.

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